Non c’è paese con più patrimonio culturale dell’Italia, con più monumenti legati alla storia, più beni da tutelare.
Parola d’ordine: Cultura
Una bella impresa dire Patrimonio culturale e poi definirlo. Eppure l’Italia dovrà puntare sui suoi beni per conquistare l’Europa. Quindi dovrà fare una comune lista della spesa, anche se il valore non sta in uno scontrino del supermercato.
Si parla della nostra storia ma si parla anche del nostro futuro, di un’unica strada da perseguire, la valorizzazione di ciò che è appartenuto ai nostri antenati e di ciò che apparterrà ai nostri figli. Un vero e proprio tesoro a cielo aperto, un lascito sostanziale che l’Italia ha l’obbligo di tutelare.
Innanzitutto dobbiamo usare la parola chiave più gettonata di questo tempo: innovazione.
Proporre un nuovo modo di rilanciare i beni culturali, sparsi ovunque sul nostro territorio, è ciò che darebbe vantaggio all’offerta. Siamo beneficiari di un patrimonio culturale inestimabile se valorizzato nel modo opportuno, cioè, guardando alle nuove tecnologie con un occhio alla storia.
Una sfida per pochi? O per pochi volenterosi?
Ogni specifica realtà dovrebbe lavorare tenendo conto di quelle che sono le qualità locali e una volta comprese ha necessariamente il compito di andare a rafforzarle. C’è un metodo ideale? No. Ma attraverso la narrazione del luogo, la realizzazione di eventi culturali ed enogastronomici, la creatività dei soggetti preposti, si può attrarre il potenziale visitatore, favorire una fruizione di contenuti e servizi, ottemperare a tutte quelle fragilità italiane troppo a lungo trascurate.
Sarebbe utile lo stanziamento di un Fondo a vantaggio di tutte quelle realtà che si vogliono rinnovare. Una collaborazione invisibile che premi la volontà. E la volontà, oggi, è già di per sé un bene culturale.