A Sucre, capitale costituzionale della Bolivia, molti edifici del XVI secolo, ancora ben conservati, attestano l’importanza dell’antica città coloniale e mostrano la fusione dell’architettura locale con gli stili europei.
Città storica di Sucre, Patrimonio Mondiale dell’Umanità
Sucre è la capitale costituzionale della Bolivia e sede della Corte Suprema de Justicia, ed è il capoluogo della provincia di Oropeza. Nel 1991, l’UNESCO riconobbe Sucre come patrimonio dell’umanità. La città attrae migliaia di turisti ogni anno grazie agli edifici coloniali ancora ben conservati.
Dopo la conquista di Cuzco, nel 1538 venne fondata la Ciudad de La Plata de la Nueva Toledo, per assicurare l’approvvigionamento delle colonie spagnole. Grazie al suolo fertile, al clima temperato e ai ricchi giacimenti di argento delle zone circostanti, la città ebbe una rapida fioritura, fino a divenire un’importante centro culturale. Nel 1624, in un convento gesuita, venne fondata l’Università di San Francisco Javier, una delle più antiche del continente americano. L’istituzione fu al centro di un movimento liberale che, agli inizi del XIX secolo, alimentò la rivolta dei Creoli (i Crillos). La città ricevette il suo nome odierno in onore del capo della sollevazione, Antonio Josè de Sucre Alcalà, che più tardi diverrà il secondo presidente della Bolivia, dopo Simo Bolivar.
Monumenti e luoghi d’interesse di Sucre
Il centro antico, con i suoi bianchi edifici coloniali risalenti al XVI e XVII secolo è uno dei migliori conservati dell’America del Sud. Tra i monumenti vi sono la Casa della Libertà, il Palazzo La Glorieta, l’antico convento francescano, il Convento di San Filippo Neri. E le chiese di San Lazaro, San Miguel e Santo Domingo.
Il Convento neoclassico di San Filippo Neri venne realizzato verso la fine del XVIII secolo utilizzando pietre del vicino Cerro Churuquella, poi ricoperta di stucco bianco. La sua decorazione è una ostentata prova del potere della Chiesa all’epoca. I suoi campanili erano rivestiti con argento proveniente dalle miniere di Potosi.
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