Quel che ha rappresentato il Ghetto è difficile da rintracciare. Ma ci si può inciampare.
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I Ghetti, questi luoghi profanati
Dal 2005, il 27 gennaio di ogni anno, si celebra il Giorno della Memoria, dedicato alle vittime dell’Olocausto, un giorno che ha sancito la liberazione non solo di Auschwitz ma anche del Ghetto , dalle crudeli leggi razziali.
A Venezia, nei pressi del Sestiere di Cannareggio, esisteva un campo, sede di una vecchia fonderia di rame dove gli ebrei furono confinati dopo il 1516 per ordinanza del Senato locale.
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Da questo luogo il nome Ghetto, da geto, ovvero gettata di metallo, si diffuse in tutto il mondo.
Pietre Ebraiche
A Roma oggi è un Quartiere , un luogo di attrattiva culinaria, ci sono i turisti e se pure le testimonianze restano su ciò che ha rappresentato, difficilmente se ne rintraccia il passaggio.
Gli edifici originari o i portoni che facevano da serraglio alla comunità ebraica sono andati distrutti con la riqualificazione urbanistica. Così ogni atmosfera del periodo in cui è stato luogo di confinamento, di oppressione, di negazione del diverso.
Non è possibile sforbiciare un pezzo terribile della nostra storia ma il Ghetto di Roma oggi è un simbolo, lo sono la Sinagoga, lo è via della Reginella, lo è la fontana delle Targarughe e lo sono le Stolperstein, pietre d’inciampo d’ottone, che dal 1995 stanno sostituendo simbolicamente alcuni sanpietrini di città, non solo nella capitale ma in tutta Europa.
A Roma, per la prima volta nel 2010 e l’ultima a gennaio dell’anno scorso, in zona Tor Pignattara, Gunter Demnig, l’artista tedesco che le ha deposte come pietre miliari, ha trovato un altro modo, impattante, di celebrare la perdita di tante vite, per non dimenticare mai i fatti, la storia, le famiglie deportate.