Ci sono luoghi che più di altri evocano le atmosfere romantiche del Grand Tour, quel lungo viaggio di svago e formazione che portava i giovani intellettuali del nord Europa a conoscere sé stessi e le radici della cultura classica. I castelli Romani con i loro paesaggi hanno da sempre ispirato artisti e poeti.
Il Grand Tour tra i castelli romani
Il termine Gran Tour fu coniato alla fine del ‘600 da un prete cattolico inglese di nome Richard Lassels, che in veste di tutore fece cinque viaggi attraverso la Francia e l’Italia accompagnando e istruendo i più promettenti rampolli dell’aristocrazia britannica. Nel suo An italien Voyage, pubblicato a Parigi, affermava che per la formazione di ogni serio studente d’arte o architettura, ma anche per chi voleva capire qualcosa di politica, economia e sociologia, era fondamentale un pellegrinaggio sulle tracce della storia, con meta Roma, il capo del mondo.
Un viaggio di questo genere era riservato ai pochi fortunati con l’adeguata possibilità economica. Tra il ‘700 e ‘800 inglesi, tedeschi, scandinavi, e russi calarono in Italia, toccando Torino, Milano, Bologna, Firenze e infine raggiungendo a Roma.
Viaggiavano in carrozza e dormivano nelle locande. Molti erano scrittori, poeti, pittori o aspiranti tali. Moltissimi s’innamorarono dei Colli Albani e Prenestini, quella zona a sud est della città eterna, dove nella campagna incontaminata sorgono i paesi di Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Frascati, Grottaferrata, Nemi, Palestrina, Rocca di Papa, i cosiddetti castelli Romani.
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In effetti i Castelli erano una tappa molto interessante e densa di storia: la loro vicinanza con Roma le vicende dei popoli che li abitarono nell’antichità, le ville rinascimentali e barocche dei principi li rendevano ambite mete di studio, di villeggiatura o di curiosità per i viaggiatori più colti.
Lo scrittore drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe, che raccontò il suo Grand tour in un diario intitolato Viaggio in Italia, scrisse: “Io con rapimento e con gioia mi trovo per queste zone dove il passato e il presente mi parlano con forte voce seduttrice”. Ne fu talmente affascinato che nel 1787 volle farsi ritrarre dal suo amico e pittore Wilhelm Tischbein proprio sullo sfondo dell’Appia antica, tra resti di sculture rovine di acquedotti e in lontananza il profilo dei castelli romani.
Vogliamo credere che oltre alle bellezze di questi luoghi, i giovani viaggiatori abbiano gustato anche i prodotti tipici della zona visto che sono parte integrante della loro ricchezza.