Una delle bellezze che rende la Campania invidiata da tutto il mondo è il percorso archeologico di Pompei e Ercolano, due città romane che sono giunte fino a noi grazie all’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. e che sono entrate a far parte del patrimonio dell’Unesco dal 1997.
Pompei ed Ercolano – Patrimoni Unesco
Il sito di Ercolano è quello meglio conservato, ma più piccolo, in cui si possono ammirare benissimo tutti i mosaici, gli affreschi e le pavimentazioni sontuose che gli antichi romani, in una città di provincia, potevano avere. Ercolano, fontana nella casa di Nettuno e Anfitrite. (accademiaravenna.net)
Ma l’emozione più grande si ha nell’entrare a Pompei, un’immensa città romana interamente conservata nella sua struttura urbanistica, dove è possibile riconoscere i decumani principali e in cui si possono ammirare tutte le attività che svolgevano un tempo i nostri diretti antenati.
Pompei e Ercolano – Patrimonio Unesco da gustare!
Dopo la visita ai parchi archeologici sarà un piacere immergersi nella ricca tradizione culinaria del posto, che conta sulla presenza del Vesuvio che rende il terreno molto fertile e favorisce la produzione di un vino Doc chiamato ‘Lacryma Christi’. Il re della tavola pompeiana è sicuramente il pomodorino del Vesuvio, che cresce sui cammini impervi del Vesuvio e che ha un sapore caratteristico inconfondibile.
La villa dei Misteri a Pompei
Da non perdere è la Villa dei Misteri di Pompei che racchiude la più grande tra le pitture dell’antichità classica in perfetto stato di conservazione: venti metri di splendidi affreschi con 29 figure a grandezza naturale che raffigurano musicisti, dei, nudi maschili e femminili, sileni della corte di Dioniso.
La Villa dei Misteri fu scoperta durante gli scavi archeologici effettuati agli inizi del 1900. È probabilmente l’edificio più famoso di Pompei. Si trova a poche centinaia di metri fuori dalle mura della città, su una collinetta da cui si poteva vedere il Golfo di Napoli. La sua costruzione comincio nel secondo secolo a. C., ma fu ampliata e abbellita più volte. Questa villa suburbana cioè una residenza di campagna, era quasi certamente utilizzata come luogo per il riposo (che i Romani chiamavano Otium), dalle attività e dagli affari (che i Romani chiamavano negotium).
Dopo il terremoto, nel 62 d.C., Subì gravi danni ed allora fu utilizzata solo come Fattoria -Villa rustica per la produzione e la vendita del vino. Agli inizi del primo secolo a.C la villa era decorata in quasi tutte le sue stanze. Nel salone dove si pranzava, il triclinio, un ignoto artista del luogo dipinse nel cosiddetto II stile pompeiano, delle meravigliose sequenze su tutte e quattro le pareti. Queste raffigurazioni rappresentano forse dei riti misteriosi celebrati in onore del dio Dionisio.
L’artista ha dipinto i personaggi a grandezza naturale, realizzando così delle scene maestose. Questa tecnica di pittura e chiamata megalografia. Le scene sono inquadrate da fregi, cornici e finti colonnati dipinti con tanta precisione e realismo da sembrare veri. Inoltre dipinge il pavimento e le pareti di fondo quasi in prospettiva, per suggerire l’idea di uno spazio più grande del reale. Egli crea quindi un effetto illusorio.