L’estate, Viareggio, è meta gettonata con un litorale frequentatissimo, i locali alla moda, tendenzialmente meta di un turismo straniero, in inverno sfodera il suo appeal in cartapesta per il famoso Carnevale.
L’artigianalità e il valore scenografico vengono da lontano
E allora ecco che febbraio diventa il red-carpet del Carnevale di Viareggio con i suoi cinque grandi Corsi Mascherati, di kermesse teatrali, spettacoli pirotecnici e degustazioni enogastronomiche, pronti a rinnovare, come ogni anno da quel 1873, la tradizione di un popolo di artisti e a non tradire quei giovani che frequentavano il Caffè del Casinò da cui la scintilla carnevalesca partì.
C’è stato un tempo in cui si poteva parlare di laboratorio diffuso. Dalle Logge del Mercato ai Baracconi di Via Cairoli agli Hangar di Via Marco Polo il valore di questa festa si è tramandato ovunque, nei vicoli e nelle piazze.
La Cittadella, nata nel 2001, è il più grande centro tematico, eccellenza italiana, in grado di ospitare sedici Capannoni-Laboratorio riservati ai costruttori, gli Hangar per la custodia dei carri, due Musei, un Arena e un Centro documentario sulla storia del Carnevale.
L’anno che Viareggio ha segnato il punto è stato il 1921 con la creazione della rivista Viareggio in Maschera e l’inno ufficiale La Coppa di Champagne che reclamizzavano l’evento al di fuori delle vie cittadine. Inoltre, per la prima volta, la banda salì a bordo di un carro, il famoso “Tonin di Burio”, suggerendo la musica di accompagnamento alla sfilata, oggi parte integrante delle esibizioni.
E animazione fu
Ma anche il 1925 non è stato solo un osservatore! Le costruzioni in legno, di scagliola e juta, che avevano fino ad allora sostenuto i carri, furono sostituite dai calchi in cartapesta, più leggeri, più economici e anche più facili da muovere per la nascente animazione. Questo significò una rivoluzione delle impalcature, sempre più mastodontiche, e di conseguenza anche uno spostamento della parata, dalla storica Via Regia alla Passeggiata sul Mare, che decretò l’esplosione di questa festa, nata popolare.
Ad ufficializzare e dare un volto al Carnevale, cucire la storia e la città antica con il mare, ci pensò cinque anni più tardi Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, con la creazione del Burlamacco, la maschera diventata simbolo di Viareggio, che comparve nel manifesto del 1931 insieme a Ondina, bagnante simbolo della stagione estiva, come se l’identità tramandata dovesse in qualche modo essere riassunta così.
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