L’ isola delle Rose nacque nel 1968. Una piattaforma in mare aperto tra la Riviera Romagnola e la Jugoslavia. Una struttura di 400 mq di ferro e cemento, affondata con due tonnellate di esplosivo.
Erano gli anni ’60, in Germania si stava iniziando a costruire il muro di Berlino. Erano gli anni della cortina di ferro e la guerra fredda tra Russia e Stati Uniti. In Italia il difficile dopo guerra era finito, l’economia girava bene, la televisione iniziava ad entrare nella maggior parte degli italiani. La FIAT sfornava utilitaria, con le quali d’estate, i vacanzieri si trasferivano di massa nelle più note località di Villeggiatura.
Un isola di Ferro e Cemento
Proprio in una di queste località, Rimini, l’Ingegnere Giorgio Rosa, iniziò a progettare il suo sogno. Un’Isola di Ferro e Cemento in mezzo al mare. Nel 1964 iniziano i lavori. Ci vogliono diversi anni, prima che si inizia a vedere qualcosa. Nel 1968, l’anno della Rivolta studentesca e la primavera di Praga, finalmente si vede una piattaforma. Viene battezzata “Isola delle Rose”. La piattaforma si trova a 11 km a largo di Rimini, a 500 metri fuori dalle acque territoriali di Stato.
L’ingegnere, così facendo si era liberato della burocrazia, a suo tempo molto lenta per ricevere permessi e certificati per svolgere la sua attività. In mezzo al mare nessuno gli poteva dire nulla, nessuno gli poteva chiedere permessi o autorizzazioni.
Nasce uno Stato con tanto di Governo
L’isola delle Rose era uno Stato bello e buono. Venti metri per venti con tanto di Governo composto da sei persone, amiche dell’Ingegnere e il presidente era sua moglie. C’era persino un’Ambasciatore.
Una piccola Repubblica indipendente e i curiosi non attesero molto per arrivare in massa. Poteva nascere un Bar, un Ristorante, un’area di servizio, o un centro di rifornimento per le Barche, ovviamente tutto esentasse.
L’ingegnere si basava sul codice Navale, secondo il quale, “chiunque trovi per primo un relitto o occupi uno scoglio fuori dalle acque territoriali e quindi della Sovranità di uno stato, ne acquisisce la proprietà.”
La fine di un sogno e di un’ideale
Il Governo Italiano di allora, temeva che l’Isola fosse una copertura per traffici loschi, addirittura un’avamposto sovversivo. Credevano che ci potessero essere dei sommergibili Russi che controllavano la costa Italiana. La posizione era doppiamente strategica. La Riviera Romagnola si stava trasformando nella principale industria economica. Ma quel mare tra Italia e Jugoslavia era la cerniera tra Occidente e Russia Comunista. L’ultimo avamposto occidentale con la Jugoslavia di Tito. In tutto ciò, anche l’America non vedeva di buon occhio questo piccolo Stato e così facendo, viene circondata dalla Marina Militare, Guardia di Finanza, Esercito e quant’altro. “L’Italia gli dichiara guerra”. Viene occupata l’isola e fatta affondare con ben 2 tonnellate di esplosivo.
Il sogno dell’Ingegnere Rosa svanisce per sempre. Oramai non restano che ricordi e foto di quella avventura alla fine degli anni ’60.
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