La Cappella Sistina non ha bisogno di presentazioni, eppure una scintilla parte da Expo e arriva a illuminare il Giudizio Universale
Per fare un albero ci vuole un seme
Michelangelo e i segreti della Cappella Sistina è il titolo di questo nuovo evento-spettacolo, o Artainment, che stupirà ma, prima di svelare il nuovo assetto del Giudizio Universale, torniamo al 2015, a Expo Milano.
Simbolo di quel momento, di quella grande macchina tutta italiana, realizzata per ospitare l’Esposizione Universale, è stato L’Albero della Vita.
Un elemento principe. Un’icona interattiva. Un albero, le cui radici prendono la linfa dal rinascimento.
Siamo al cospetto di Michelangelo, incaricato dal Papa di risistemare Piazza del Campidoglio. E lui, il grande artista, lo fa utilizzando un metodo complesso di pavimentazione che culmina con una stella a dodici punte.
E allora ecco l’idea. Marco Balich, il direttore artistico del Padiglione Italia, ramifica dentro di sé lo stile michelagiolesco e approda a un concetto più alto: realizza un albero che non sia solo un albero, una scultura ma eliminando la staticità, prenda la forza dalla terra ma arriva a disegnare una stella in grado di arrivare alle costellazioni.
Ma perché avvenga il salto, l’innovazione italiana opera come un chirurgo e L’Albero della Vita si anima, crescono fiori dall’interno del tronco, le musiche della grande Opera fanno danzare l’acqua, le luci, invece, la dipingono e l’atmosfera, improvvisamente, si fa di favola.
Doppiare l’arte
L’anello di congiunzione tra questo incredibile monumento rinascimental-fiabesco di Expo 2015 e la Cappella Sistina è Marco Balich, l’uomo dell’infinito o come viene definito il designer di emozioni. Nelle sue mani, il Giudizio Universale riserva, quindi, grandi sorprese.
Artainment, questo nuovo modo di interagire con il pubblico per coinvolgerlo e riservargli stupore, mette in piedi un impianto che coinvolge tutto, dai sonori agli effetti visivi, dalla potenza del linguaggio interpretativo ai codici emozionali.
Un capolavoro nel capolavoro. E di certo Balich non è nuovo a questo tipo di esperimenti. Ha alle spalle esperienze di cerimonie internazionali tra cui Rio 2016, Sochi 2014 e Torino 2006, tutte favole ambientate, sogni che si librano, che arrivano a toccare il cielo.
Di nuovo, nella Cappella Sistina, Marco Balich incontra Michelangelo e di nuovo gioca con lui in un interessante sovrapposizione di epoche. Come se, per immergere il pubblico completamente nella storia, fosse indispensabile una chiave segreta, un accesso finora negato. Un gate multimediale verso la continuità artistica.
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