In questa giornata mondiale del paesaggio vi porto sul Crèmera, il torrente che scorre nelle Valli del Sorbo, nel più ampio Parco di Veio, e sfocia nel Tevere
Il paesaggio è la nostra unica salvezza
La giornata mondiale del paesaggio evidenzia quanto importante sia il contatto con un frammento di terra, una vallata, uno skyline montano, l’orizzonte argenteo del mare, sta poi a noi coglierne l’emozione, sentirci parte, per un istante, di una scenografia.
Quelle grandi e piccole risorse che rendono perfetta la Natura, il suo trascorrere e il suo rigenerarsi, oggi devono essere al centro della nostra quotidianità, quindi se avete a vostra disposizione dieci minuti non li sprecate, concedetevi un paesaggio, osservatelo, respiratelo, custoditelo.
“È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo. La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo” Fernando Pessoa, autore di questi versi, ci lancia un segnale inequivocabile, il mondo che ci circonda e da cui traiamo giovamento ogni giorno ha bisogno della nostra attenzione, di un’etica e un rispetto spesso dimenticati.
La mia culla naturale
Io voglio dedicare un pezzetto della mia giornata al Crèmera, il torrente che scorre nelle Valli del Sorbo e che nel percorrerlo mi ha insegnato a pazientare, ascoltare, perseverare. Sono cresciuta con il suo quieto esserci. Mi ci sono bagnata i piedi e una volta ci ho anche pranzato dentro. Un pranzo romantico.
Ecco, si è complici di una pace fragorosa, protetta da un circondario di alberi, animali al pascolo, margherite al vento. E mentre sei lì a fotografare l’erba, che spiffera i segreti della terra, si muovono intorno gruppi di cavalli selvatici, ti accarezzano vagabondi. Il loro nitrito spezza l’andirivieni del vento e in lontananza, su in cima a una pendice, ti accorgi che il Santuario della Madonna del Sorbo, una delle tante Porte Sante aperte dal Papa nell’anno giubilare, luccica, colpito da uno spruzzo di luce. La sua presenza muta mi rilassa.
Se ci si addentra nella parte boschiva si incontrano alberi fiabeschi, figure astratte che emergono dalle rocce, dalla vegetazione incolta, e si arriva distrattamente all’Antica Mola, dove la cascata si diverte a creare rumore, fare la protagonista.
Dall’acqua al ghiaccio al fruscio
In fondo, l’acqua, è la strada che ci porta in giro. L’acqua è il sangue della Giornata Mondiale del Paesaggio. Così seguendo il Crèmera si arriva a un paesaggio, incorruttibile, quello delle Gole dell’Inferno, e poi ancora più in cima, dove tutto ha inizio, alle fontane madri e alla Sorgente.
Una galleria verde brillante che, l’inverno, è intessuta dal muschio e dalle stalattiti e, l’estate, è nascosta dalle fronde rigogliose e leggere delle edere, che crescono fino a toccare terra, dentro il rigagnolo di acqua che vi passa sotto.
Camminando all’interno di questa galleria e di questa gola si riscopre una primordialità che là fuori, nella vita di tutti i giorni, manca.
Mi siedo e ascolto quel fruscio. Ascolto il battito del cuore che rimbomba sulle rocce.
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