Nonostante la Fossa delle Marianne sia la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo, neanche questo la mette al sicuro dall’invasione della plastica che sta affliggendo le acque di tutto il mondo.
Oceani inquinati dalla plastica onnipresente
Per chi ha pensato che almeno la depressione oceanica più profonda del mondo potesse essere salva dall’inquinamento che popola i nostri oceani, si sbagliava. Anche nella Fossa delle Marianne a circa 10 994 m sotto il livello del mare, gli scienziati hanno trovato una busta di plastica, un comune sacchetto che si trova nei supermercati, e che giaceva nelle profondità della Terra.
Le materie plastiche sono ubiquitarie, ovvero si trovano ovunque! Uno studio analizza l’inquinamento da detriti di plastica nel mare grazie ad un database recentemente sviluppato, lanciato dal Global Oceanographic Data Center (GODAC) dell’Agenzia giapponese per la scienza e la tecnologia della terra marina (JAMSTEC). Lo studio porta alla luce un triste e scoraggiante quadro della situazione: i nostri oceani sono pieni di plastica, dalla superficie fino alle profondità.
La maggior parte della plastica (89%) era monouso, molto diffuse in molte parti del mondo perché sono economiche e utili, ma che creano un enorme problema. Infatti la plastica non si decompone mai interamente, ma si spezzetta in parti sempre più piccole che si depositano nei fondali oceanici.
“Questo studio dimostra che i detriti di plastica, in particolare i prodotti monouso, hanno raggiunto le parti più profonde dell’oceano”, scrivono i ricercatori nello studio. “Considerando che la regolamentazione sulla produzione di plastica monouso e il flusso di tali detriti nella costa sono gli unici modi efficaci per prevenire ulteriori minacce agli ecosistemi di acque profonde, una gestione efficace dei rifiuti di plastica è possibile attraverso pratiche armonizzate a livello internazionale basate su scientificamente valide conoscenza”
L’inquinamento plastico è già una delle più gravi minacce agli ecosistemi oceanici. Studi precedenti hanno scoperto che ci sono migliaia di miliardi di pezzi di plastica negli oceani, e i sedimenti oceanici sono già un cimitero di plastica. L’inquinamento plastico minaccia la fauna selvatica in vari modi. Innanzitutto, attraverso l’ingestione, abbiamo visto molte volte gli effetti drammatici che la plastica ingerita può avere su creature sfortunate. La microplastica può persino essere ingerita dallo zooplancton e quindi trasferita nella catena alimentare, incluse alcune specie di importanza economica, il che significa che alla fine anche noi esseri umani ingeriamo plastica. Infine, le sostanze chimiche tossiche rilasciate dalla plastica frammentata possono avere un forte impatto sulla funzione biologica degli organismi marini, come hanno già dimostrato studi.
Per essere onesti, le cose non stanno andando molto bene, ma c’è un lato positivo: gli sforzi per combattere l’inquinamento plastico funzionano, anche se il processo è lento e noioso. Diversi stati stanno già attuando divieti su vasta scala, ma noi tutti possiamo fare la differenza semplicemente dicendo no alla plastica, specialmente alla plastica monouso.
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