Viaggiare, conoscere posti nuovi, culture e storie lontane è un bellissimo modo per crescere e arricchire l’anima. Ma quando la voglia di partire diventa irrefrenabile e incontrollabile forse potrebbe esserci un problema. Forse siamo vittime della sindrome di Wanderlust.
L’ossessione di viaggiare
Ne avrete sentito parlare, è una parola che molti usano per definire il semplice desiderio di viaggiare e vagabondare senza sosta, ma che in realtà ha un significato molto più profondo. Non è una vera e propria malattia ma la sindrome di Wanderlust comporta un impulso travolgente, una necessità a non stare mai fermi nello stesso posto, che se non viene assecondata potrebbe avere forti ripercussioni sul nostro stato d’animo.
E’ conosciuta anche come malattia del viaggiatore, il termine wanderlust è di origine tedesca è composta dalle parole wander (vagabondare) e lust (ossessione, desiderio), quindi letteralmente significa il desiderio di vagabondare. Una vera e propria fissazione o magari anche una via di fuga dalle insoddisfazioni personali o dai fallimenti.
Il gene della sindrome del viaggiatore
Secondo alcuni studi scientifici, tra cui quello di David Dobbs del National Geographic, la sindrome di wanderlust è da collegare a un gene nel nostro DNA. Questa “malattia” prende le mosse da un derivato del gene DRD4, che è stato associato ai livelli di dopamina nel cervello. Secondo questi studi il gene specifico correlato sarebbe il DRD4-7R, che per queste ragioni è stato rinominato il gene della Wanderlust, grazie alla sua correlazione con grandi livelli di curiosità e irrequietezza. La presenza di questo gene sarebbe presente in quelle persone più propense a correre rischi: esplorare nuovi posti, idee, cibi, relazioni e che in generale accolgono positivamente il cambiamento, il progresso e l’avventura.
Abbiamo tutti il gene della Wanderlust? Pare di no, sembrerebbe infatti che solo 1 persona su 5 possieda questo gene, e che sia maggiormente presente in quelle popolazioni che storicamente sono state spinte a migrazioni. Ulteriori studi al riguardo hanno poi dimostrato che la maggior parte delle persone affette da questa sindrome sono geograficamente collocate in aree del mondo in cui storicamente i viaggi sono sempre stati incoraggiati, come per esempio l’Africa, da cui già milioni di anni fa migrarono i primi uomini.
Quali sono i sintomi?
Non c’è bisogno di fare un esame genetico costosissimo per sapere se hai la malattia del viaggiatore. Ecco i segni o “sintomi” che potrebbero dimostrare che anche tu ne sei affetto:
- Il primo sintomo è ovviamente, non tanto il desiderio, ma la necessità viscerale di viaggiare, conoscere posti e gente nuova, fare esperienze inconsuete.
- Controlli sempre i prezzi dei voli aerei perché se hai dei soldi pensi prima a dove puoi andare rispetto a cosa puoi comprare.
- Anche se sei appena tornato da un viaggio, stai già pensando al prossimo
- Viaggiare per te significa trovare te stesso in posti lontani
- Hai uno spiccato spirito dell’avventura, preferisci affidarti all’istinto piuttosto che alle guide turistiche.
- Non ti spaventa allontanarti dalle tue amicizie, perché sai che se sono vere le ritroverai al tuo ritorno
- Il motivo principale che ti fa tornare a casa sono la tua famiglia e gli amici più stretti
- Sai che ogni luogo in cui ti trovi è temporaneo, non starai lì per sempre
- Quando leggi un articolo o un post su una località che ti attrae inizi a cercare informazioni senza sosta
- Se puoi dai consigli di viaggio a qualunque persona debba partire
- Foto, monete, biglietti aerei, mappe, piccoli oggetti sono i ricordi che conservi gelosamente come fossero un tesoro inestimabile
Si può dire che non sembra affatto una brutta malattia, ma si tratta più che altro di un impulso primordiale che da secoli spinge l’uomo a varcare i confini dell’ignoto e a superare le barriere culturali e geografiche. Studi hanno anche dimostrato che viaggiare rende più intelligenti e creativi, quindi se pensate di essere affetti dalla sindrome di Wanderlust, beh poco male!
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