Il territorio vesuviano è un concentrato di ricchezze dal valore inestimabile: non solo valori scenici e panoramici, ma anche singolarità geologiche, formazioni paleontologiche, comunità biologiche, biotopi… Per questo motivo, il 5 giugno del 1995 nasce ufficialmente il Parco Nazionale del Vesuvio, per salvaguardare i valori del territorio e garantire una perfetta conservazione di questi tesori, assieme a specie di animali e vegetali da proteggere. Il Parco nasce anche dall’esigenza di difendere il vulcano più famoso del mondo: il Vesuvio.
A rendere l’area vesuviana uno dei paesaggi più affascinanti e tra i più visitati al mondo, è proprio l’insieme dei paesaggi mozzafiato, storia della vulcanologia, coltivazioni secolari e le antiche tradizioni.
Si ritiene che già 400.000 anni fa la zona del Vesuvio sia stata lo scenario di eventi sismici. I geologi confermano poi che 39.000 anni fa avvenne un’eruzione davvero colossale, detta Ignibrite campana, durante la quale il sistema vulcanico eruttò 15 km cubi di magma. La montagna iniziò a formarsi 30.000 anni fa, probabilmente come vulcano sottomarino nel Golfo di Napoli. Tale vulcano, con il passare degli anni e la continua attività vulcanica, è emerso dal mare come isola, e si è unita alla terraferma per l’accumulo dei materiali eiettati.
Negli anni successivi all’Ignimbrite campana, si sono susseguite numerose eruzioni. Quella che sicuramente viene ricordata per maggiore importanza è quella di Pompei nel 79 d.C. che ha dato inizio alla storia degli scavi di Pompei. Tale eruzione è stata talmente forte da provocare la completa distruzione delle città di Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia. Dopo il 79 d.C. ci furono almeno due eruzioni importanti, dette eruzioni subpliniane: l’eruzione di Pollena (avvenuta nel 472 d.C.) e l’eruzione del 1631. L’eruzione del 1906, eruzione “finale” rappresenta l’evento sismico più violento dell’attività del Vesuvio nel ‘900. Dopo l’ultima attività eruttiva del 1944, il Vesuvio è in fase di completa quiescenza.
Ma continua ad essere un vulcano molto pericoloso perché, come dimostrato da alcuni studi condotti nel 2001, ad una profondità di circa 8 km al di sotto della superficie terrestre, è presente un accumulo di magma che si estende per circa 400 km quadrati.
La vegetazione presente oggi nel Parco Nazionale del Vesuvio è quella tipica della macchia mediterranea. Mirto, corbezzolo, alloro, vilburno e rosmarino, insieme ad alcune pinete. Sulle pendici del vulcano, radicate nelle lave più vecchie, sono cresciute anche le Ginestre, e alcuni tipi di Orchidee.
Molto particolare, è un piccolo bosco di Betulle cresciuto nella Valle del Gigante. Sulle colate laviche più antiche, invece, si possono trovare anche la Valeriana Rossa <Centranthusruber>, l’Elicriso <Helichrysumlitoreum>. L’Artemisia <Artemisia campestris> e la Romice rossa <Rumexscutatus>, insieme alla più conosciuta Ginestra.
La vicinanza del Parco al mare e le favorevoli condizioni climatiche hanno permesso l’insediamento di un ampio popolamento faunistico. Nello specifico: 2 specie di anfibi, 8 specie di rettili, 138 specie di uccelli, 29 specie di mammiferi. Mentre tra gli invertebrati si contano 44 specie di lepidotteri diurni, 8 famiglie di apoidei e formicidi.
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