Il giardino di Ninfa è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000 al fine di tutelare il giardino storico di fama internazionale. L’habitat costituito dal fiume Ninfa, lo specchio lacustre da esso formato e le aree circostanti che costituiscono la naturale cornice protettiva dell’intero complesso e fanno di questa location un unicum nel suo genere.
Ad Aprile il giardino riapre al pubblico, e sarà visitabile fino al 3 Novembre 2019. Ma attenzione! Non tutti i giorni e soltanto in date selezionate, disponibili su prenotazione. Principalmente la domenica, qualche sabato e, più raramente, giorni infrasettimanali. Per controllare le date, le disponibilità e prenotare una visita consultare il sito: www.giardinodininfa.eu .
Qui sotto trovate tutte le aperture del giardino botanico di Ninfa per l’anno 2019:
Ma più della descrizione del posto, della sua storia, della flora e fauna che ospita, crediamo che un video possa raccontare meglio di mille parole la bellezza di questo luogo splendido, incontaminato e, fortunatamente, ancora così ben preservato. Buona visione:
Bello eh?! 😉
Il nome Ninfa deriva da un tempietto di epoca romana, dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive, costruito nei pressi dell’attuale giardino. A partire dal VIII sec. l’Imperatore Costantino V Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo fertile luogo, che entrò a far parte dell’amministrazione pontificia.
Nel 1294 salì al soglio pontificio Benedetto Caetani, Papa Bonifacio VIII. Figura potente ed ambiziosa, nel 1298 aiutò suo nipote Pietro II Caetani ad acquistare Ninfa ed altre città limitrofe. Segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio pontino e lepino. Una presenza che sarebbe durante per sette secoli. Pietro II Caetani ampliò il castello della città. Aggiunse la cortina muraria con i quattro fortini ed innalzò la torre, portandola a ben 32 metri. Poi si dedicò alla realizzazione del palazzo baronale.
Nel 1382 Ninfa fu saccheggiata e distrutta da parte di Onorato Caetani. Quest’ultimo sosteneva l’antipapa Clemente VII nel Grande Scisma ed era avverso al ramo dei Caetani che possedevano Ninfa, i Palatini, che invece erano a fianco di Urbano VI. La città non fu più ricostruita, anche a causa della malaria che infestava la pianura pontina. I cittadini sopravvissuti se ne andarono lasciando alle spalle i resti di una città fantasma. Gli stessi Caetani si spostarono a Roma e altrove.
Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani, amante della botanica, volle creare a Ninfa un ‘giardino delle sue delizie’. Il lavoro fu affidato a Francesco da Volterra che progettò un hortus conclusus. Un giardino delimitato da mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo di delizie, in cui furono coltivate pregiate varietà di agrumi, fra cui il Citrus Cajetani, e allevate trote di origine africane, fu abbandonato. Della sua opera rimangono le polle d’acqua e le fontane.
Alla fine dell’Ottocento i Caetani ritornarono su i possedimenti da tempo abbandonati, si occuparono di Ninfa. Bonificarono le paludi, estirparono gran parte delle infestanti che ricoprivano i ruderi. Piantarono i primi cipressi, lecci, faggi, oggi maestosi, rose in gran numero, e restaurarono alcune rovine. Fra queste il palazzo baronale, che divenne la casa di campagna della famiglia, oggi sede degli uffici della Fondazione Roffredo Caetani.
L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro. Accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature. Evitando l’uso di sostanze inquinanti. Aggiunse numerose magnolie, prunus e rose rampicanti. Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la Fondazione Roffredo Caetani. Lo scopo era quello di tutelare la memoria del Casato Caetani. Oltre a preservare il giardino di Ninfa ed il castello di Sermoneta, e valorizzare il territorio pontino e lepino.
All’interno del giardino di Ninfa si incontrano varietà di magnolie decidue, betulle, iris palustri. Oltre ad una sensazionale varietà di aceri giapponesi. A primavera i ciliegi ed i meli ornamentali fioriscono in maniera spettacolare.
Fra le oltre 1300 piante diverse che è possibile ammirare negli otto ettari di giardino ricordiamo i viburni, i caprifogli, i ceanothus, gli agrifogli, le clematidi, i cornioli, le camelie.
Molte varietà di rose rampicanti sono sostenute dalle rovine ed estendono i lunghi rami vigorosi sugli alberi quali. La Rosa banksiae banksiae, RosaTausendshön, Rosa ‘Mme. Alfred Carriere’, Rosa filipes ‘Kiftsgate’, Rosa ‘Gloire de Dijon’. Rosa ‘Climbing Cramoisi Supérieur’.
Le rose arbustive invece bordano il fiume, i ruscelli, i sentieri o formano aiuole come Rosa roxburghii, Rosa ‘Général Shablikine’, Rosa ‘Mutabilis’. Rosa hugoni, Rosa ‘Ballerina’, Rosa ‘Iceberg’, Rosa ‘Max Graf’, Rosa ‘Complicata’, Rosa ‘Penelope, Rosa ‘Buff Beauty’.
Il clima particolarmente mite di Ninfa permette anche la coltivazione di piante tropicali. Troviamo l’avocado, la gunnera manicata del Sud America ed i banani. Vi sono anche molti arbusti. Piantati non solo per la loro bellezza ma anche perché offrono ospitalità alle numerose forme di animali presenti. Fra tutte si evidenzia il folto gruppo dell’avifauna rappresentato da oltre 100 specie censite*.
* Le informazioni sono state liberamente tratte e rivisitate dal sito fondazionecaetani.org. Così come le foto. Il video è una produzione di Regione Lazio.
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