Il Gap Year, meglio noto come anno sabbatico, è un periodo che ci si concede per fare un po’ di chiarezza nella propria vita. Ma sai realmente cos’è il Gap Year? Ecco quando, come e perché concedersi un anno sabbatico.
Cos’è il Gap Year?
Il Gap Year, che tradotto in italiano è l’anno sabbatico, consiste in un momento di pausa, di stacco dalla routine. Solitamente, questo periodo di stacco lo si consiglia agli studenti che stanno vivendo un momento di crisi nel loro percorso. Ma quando si tratta, invece, di lavoratori in una fase critica, spesso definita Burnout, la visione cambia. Un adulto che ha bisogno di staccare completamente dalla vita che sta facendo, non viene visto di buon’occhio. Però, a volte staccare la spina è l’unica soluzione, ecco quindi che un anno sabbatico è l’unica soluzione. Ma fate attenzione il Gap Year non è una lunga vacanza, ma bensì un lungo viaggio per ritrovare se stessi. Si tratta di un periodo atto a recuperare le forze, gli obiettivi di vita, ciò che si desiderava ma che si è dimenticato.
In Italia è permesso fare un anno sabbatico dal lavoro?
Il Gap Year è un’usanza assai diffusa nel mondo lavorativo anglosassone, un po’ meno in quello nostrano. Nel nostro ordinamento, infatti, vige una legge (8 marzo 2000, n°53) riguardo proprio tale questione.
“Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”
Detta legge prevede che i dipendenti pubblici e privati che abbiano conseguito almeno 5 anni di anzianità nella medesima azienda possano far richiesta per un congedo di massimo 11 mesi per poter conseguire una formazione o realizzare un progetto. Le richieste facenti riferimento a tale legge, però, non sono molte, anche se negli ultimi anni la visione in tal senso sta cambiando, anche da parte della politica aziendale.
Le aziende, difatti, stanno prendendo coscienza che spesso per ottenere risultati migliori e di migliore qualità occorre garantire al personale una pausa rigenerante. In questo modo, quindi, si può far fronte alla sindrome di stagnazione che spesso colpisce i dipendenti annoiandoli e facendogli perdere interesse nel proprio lavoro.