Gli amanti della musica forse avranno notato la particolare copertina del cd da solista, Ukulele Songs, del frontman dei Pearl Jam Eddie Vedder. L’immagine riportata sul disco è senza dubbio particolare, si tratta una statua di un uomo seduto davanti ad una macchina da scrivere immersa nell’acqua. Questa scultura di chiama The Correspondent e si trova nei fondali dell’isola di Grenada dove l’artista Jason deCaires Taylor ha inaugurato nel 2006 il primo museo sottomarino al mondo.
Non è solito immaginare opere d’arte sott’acqua a metri e metri di profondità, ma è proprio qui che giacciono le centinaia di sculture di Jason deCaires Taylor. E’ lui l’autore del Musa, Museo Subacuático de Arte, ovvero il museo sottomarino più grande del mondo situato nei fondali del mare che bagna la Costa Maya in Messico.
Un artista che non manca di essere provocante, come vuole per definizione lo status di artista, con questa particolare installazione riservata solo ai subacquei più impavidi e gli amanti delle immersioni. Ma qual è il progetto che si nasconde dietro a questa scelta di immergere le statue nelle profondità marine?
Lo scopo dell’artista mira a creare una cooperazione tra arte e scienza ambientale. Le sue statue in fondo al mare hanno lo scopo di rendersi delle dimore adatte ai coralli e alle alghe così da creare una barriera corallina “artificiale” e salvaguardare quella naturale dalle troppe pressioni da parte dei turisti.
Il museo ospita 485 sculture sommerse che rappresentano figure umane a grandezza naturale e altri 30 pezzi collocati a terra, che lo rendono la più grande attrazione sottomarina del mondo. Visto l’obiettivo dell’artista con il collocamento delle statue in mare, è ovvio che la loro composizione non è inquinante. Sono costruite con materiali speciale in grado di favorire la creazione di una barriera corallina.
Di musei così ne esistono altri come quello sopra citato a Grenada, quella a Salt Spring Island (Canada) e a Portofino, ma il Musa in Messico è senza dubbio il più grande di tutti.
La fortuna e la dannazione di questo angolo di paradiso è proprio la sua bellezza naturale, che attira sempre di più turisti e amanti dello snorkeling. Inevitabilmente la costa ne risente e i coralli ne escono sempre più danneggiati. Il museo nasce come un’opera di valorizzazione e soprattutto di protezione nei confronti di queste aree che, a causa dei cambiamenti climatici, gli uragani e l’incessante turismo, sono a rischio.
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