Siamo in Puglia, terra dove gli olivi si coltivano da millenni. I circa 60 milioni di alberi che si trovano in questo territorio, rende la regione quella con più olivi in assoluto in Italia. Soprattutto all’interno della Conca di Bari e, in special modo, a Bitritto e a Bitonto questa cultura ha rappresentato per secoli l’unica fonte di ricchezza. Il Frantoio De Carlo è tra i più antichi del nostro Paese e a partire dal Seicento è di proprietà di questa famiglia che continua tutt’oggi, a produrre olio extravergine di oliva. La famiglia che allora si chiamava De Carolo, oltre al frantoio di proprietà gestiva anche il frantoio comunale.
Oggi i resti di quell’antico frantoio sono ancora visibili e, in parte restaurati. Si possono vedere le canaline che portavano l’olio fino ai serbatoi scavati nella pietra, le cisterne che ospitavano l’acqua necessaria per la lavorazione e il filtro in pietra. Il frantoio è stato utilizzato fino all’inizio dell’Ottocento.
Quella che porta al viale dei cipressi citato da Carducci nella sua ode- si trova questo piccolo frantoio che, a partire dal XIX secolo, è di proprietà della famiglia Peccianti. Il duro lavoro e la passione hanno motivato il fatto che il direttore di questa azienda che da sempre produce olio, sia stato per molti anni presidente del Consorzio dell’olio EVO IGP della Toscana. Il frantoio lavora il raccolto di oltre diecimila olivi di proprietà.
Chi ha modo di recarsi nel Salento, può ammirare i celebri frantoi ipogei. Si tratti di antichissime macine in pietra che conservano un alto valore storico. Si trovano a Torre Santa Susanna e ne sono rimasti solo cinque. Sono da considerarsi una testimonianza della millenaria tradizione di lavorare le olive per trasformarle in quel prezioso olio che era fondamentale per l’economia del territorio.
I frantoi ipogei consentono di vedere l’opera dell’uomo che doveva realizzarli scavandoli nel sasso ed era fondamentale che la spremitura delle olive avvenisse in un ambiente dalla temperatura tiepida e questo lo si determinava solamente all’interno di un sotterraneo che veniva in qualche modo riscaldato da grandi fuochi che bruciavano giorno e notte.
Per costruire un frantoio ipogeo c’era solo bisogno di uomini che scavassero la roccia e non implicava alcun costo. Un altro vantaggio era rappresentato dalla velocità con la quale si potevano svuotare i sacchi di olive all’interno a delle aperture che si trovavano al centro della volta e che immettevano direttamente nel frantoio.
Risale al 1724 questo frantoio che si trova nell’entroterra di Vado Ligure, esattamente nella località Segno. Qui fino agli inizi degli anni Ottanta il mulino utilizzava la forza dell’acqua del torrente per la molitura e, ancor oggi, è possibile vedere la vecchia ruota di legno e le antiche macine dove venivano prodotte farina di castagne e farina di grano.
Oggi un nuovo frantoio lavora, per conto terzi, le olive per realizzare l’eccellente olio extravergine.
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Siamo a Reggello e sin dal 1585 la famiglia Gonnelli è proprietaria di un frantoio acquistato dai frati del Convento del Carmine, insieme al podere. Lo certifica un atto di vendita custoditi nell’archivio di Stato Notarile di Firenze dove si evince che il frantoio esisteva dal 1426.
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