C’è chi ha costruito il Colosseo per divertire il popolo, chi vi ha trovato la morte; c’è anche chi ha saputo trovare, nel racconto storico e nel grande bagaglio culturale che questo monumento si porta dietro, una chiave nuova, una nuova destinazione d’uso.
L’anfiteatro non ha voglia di cedere il passo a monumenti alternative, questo è il punto. L’imponenza con cui domina Via dei Fori Imperiali lo lascia trapelare, così la sua conservazione e le tante vite di cui si è vestito.
Una delle leggende che più mi piacciono racconta dell’origine di alcune delle piante nate intorno al suo perimetro. Piante di paesi lontanissimi, trasportate fino a Roma dai sandali dei viandanti o dalle zampe degli animali che ivi furono sacrificati per il volere di Imperatori sanguinari.
La storia poi ha voluto che questo imponente luogo di battaglie diventasse immortale e che i pellegrini di tutto il mondo vi arrivassero spontaneamente per visitarlo, richiamati da ciò che questo monumento rappresenta oggi.
Il Colosseo trasmigra la sua anima, si veste di cinema e ospita i set di Ben Hur, de La terra vista dalla Luna, di Vacanze Romane, de Il Gladiatore, tanto per citarne alcuni tra i più noti. Sono i suoi momenti di gloria, la poesia che trasuda e riempie le pellicole. I cineasti ambiscono ad averlo sullo sfondo dei propri set.
E allora ecco che una delle immagini più intense di questo luogo è negli occhi di Nando Mericoni, interpretato da Alberto Sordi, che con un gesto eclatante minaccia di buttarsi di sotto da una delle arcate, se il sogno di raggiungere Kansas City non si realizzerà.
Dalla Roma Antica ai giorni nostri sono cambiate tante cose, l’Anfiteatro ha resistito a saccheggi e incendi, è stato insignito del titolo di “Patrimonio dell’Unesco” e siglato tra le Nuove Sette Meraviglie del Mondo, è assediato ogni giorno da orde di turisti e è assolutamente uno dei siti più fotografati di tutti i tempi. Ma la sua fama non lo salva da mani inopportune che spesso, per lasciare traccia del proprio passaggio, lo deturpano con scritte o incisioni barbare.
Stanno per finire i 110 giorni di spettacoli iniziati a marzo 2017 e pensati, appunto, per raccontare le vicende di un’icona intramontabile.
Il 7 gennaio è l’ultimissima data per assistere alla rassegna che ricalca ogni aspetto della vita dell’anfiteatro, non solo commerciale, religiosa e architettonica ma anche artistica e poetica, che gli hanno regalato la fama e lo hanno consegnato alla contemporaneità investito di un diverso potere sociale.
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