Di classifiche che ci dicono quali sono le mete migliori o di tendenze del nuovo 2018 siamo pieni. Eppure esiste anche una lista di mete dove è sconsigliato andare e a stilarla è stato Fodor’s. Il colosso dell’editoria di viaggio statunitense fondato nel 1949, ha voluto fare una black list, diciamo provocatoria, dei posti dove non andare assolutamente nel 2018. I motivi sono i più vari: geopolitici, sicurezza, turbolenze locali, complessità burocratiche, follie del turismo di massa e così via.
Scrigno di tesori e gioielli naturali, queste isole dell’Oceano Pacifico a mille chilometri dalle coste sudamericane, si aggiudicano il primo posto della No list di Fodor’s. La fauna e la flora di questi luoghi meravigliosi, vivendo in una condizione di isolamento da secoli, si sono rese delicate e sensibili al minimo contatto esterno. Quindi i turisti possono essere portatori di insetti e organismi estranei pericolosi per l’ecosistema locale. E’ per questo che non bisogna andarci, per evitare di spezzare quel delicato equilibrio e di perdere una meraviglia del mondo.
Il secondo posto racchiude tutti quei luoghi che, secondo Fodor’s, rientrano nella categoria “posti che non voglio essere visitati”. Si tratta di quelle mete che, per diversi motivi, hanno limitato o chiuso il flusso turistico, da Venezia al Machu Picchu. Anche qui si parla di una scelta che mira a preservare l’ambiente, gli ecosistemi, e l’aspetto storico della città.
Al terzo posto troviamo il Taj Mahal, il mausoleo dell’amore di Agra, nell’Uttar Pradesh indiano. La cupola e quattro minareti, infatti, saranno sottoposti ad un’operazione di restauro che consisterà in un trattamento all’argilla che dovrebbe restituirgli il colore originario, ripulendo le strutture dall’inquinamento.
Fodor piazza al quarto posto Ao Phang Nga Park, in Thailandia, una delle baie più belle del Paese con le sue iconiche isole Ko Khao Phing Kan e Ko Tapu. Purtroppo anche in questo caso il turismo di massa ha creato molti danni e molti luoghi hanno bisogno di riposo dalle folle di visitatori che ne compromettono la salute.
Altro luogo da evitare, stavolta per motivi politici, è la Birmania. Indiscusse sono le meraviglie naturalistiche di questo posto ma sotto accusa c’è la pulizia etnica nei confronti della minoranza musulmana Rohingya, comparata dall’Onu al genocidio in Rwanda quanto a spietatezza.
La lista continua con il monte Everest nominata per diverse ragioni. Innanzitutto per i prezzi eccessivi da pagare per avventurarsi sulle sue vette (dai 25mila ai 45mila dollari con variazioni stagionali). In secondo luogo per il pericolo della salita, legata alle conseguenze del riscaldamento globale, e per le numerose morti verificatesi in questo luogo. E in fine per i rifiuti lasciati dagli scalatori più incivili.
La settima posizione va allo Stato del Missouri per aver approvato una legge, lo State Bill 43, che rende più complesso citare in giudizio gli imprenditori per licenziamenti discriminatori. Ma in generale sono stati molti i fatti drammatici legati al razzismo e alle scarse garanzie anche per i turisti oltre che per le donne, le persone di colore e di altre fedi, anziani e disabili. Insomma, secondo Fodor è meglio girare a largo.
Nelle ultime tre posizioni troviamo l’Honduras, dove si riscontra uno dei più elevati tassi di omicidi al mondo di cui sono spesso vittime le persone omosessuali e transessuali e altrettanto spesso responsabili proprio le forze dell’ordine locali. Poi Pechino e la Grande Muraglia, in pericolo per diversi motivi tra cui: edilizia, turismo di massa, miniere, erosione, graffiti e perfino coltivatori che hanno ricavato rifugi da alcuni tratti. Infine Cuba: il magazine la sconsiglia per le complesse procedure di viaggio dei cittadini americani, che tuttavia per i turisti europei sono ben più semplici.
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