Vi sarà capitato di imbattervi negli alberi vuoti, quelle strane creature vive ma scavate da una Natura superiore. Sono straordinariamente poetici, enigmatici, senza più la legnosità corposa del tronco eppure vitali. Anche se, io una domanda me la faccio sempre: ma sono vivi o morti?
Forse qualcuno lo è davvero, morto, o parzialmente.
Molti alberi vuoti sono stati riempiti dalla fede religiosa, ovvero, all’interno di questi piccoli spazi atipici, sono nate moltissime Cappelle dove si celebrano le funzioni sacre.
In Francia ad Allouville- Bellefosse, ad esempio, ne esiste una particolarissima: all’interno di una quercia sono nate la Cappella Nostra Signora della Pace e la Stanza dell’Eremita, due spazi collegati da una scala esterna.
Molto suggestivo, questo albero di età compresa tra i 900 e 1.200 anni, è stato svuotato dall’impatto con un fulmine, che poi ha dato luogo ad un lungo pellegrinaggio di credenti, attratti da un fenomeno, secondo i padri della chiesa, divino.
Ma parte della pianta è morta da tempo e la restante viene salvaguardata con diverse misure a sostegno dell’età.
Ma esistono altre diverse cappelle di quercia. Il Giardino botanico di Kutaisi, ad esempio, ospita la Cappella della Vergine Maria, un altro luogo santo nato per venerare la figura della Madonna in mezzo a settecento specie di piante diverse.
Il quadro del paesaggista inglese William Cowen, invece, la riproduce una Cappella, lasciando trapelare una qualche sua esperienza personale di fronte a questo incredibile luogo culto. Un dipinto davvero intenso, dai colori morbidi.
Ma in fondo, a chi non piace nascondersi nel corpo degli alberi vuoti? È un vero e proprio nascondiglio, può essere anche un gioco divertente, una di quelle curiosità che soggiogano i bambini, ma anche gli adulti e, soprattutto, attirano gli animali, che vi trovano rifugio.
C’è qualcosa di artistico negli alberi vuoti, come se uno scultore vi avesse messo mano o un esercito di roditori si fosse divertito a limarsi i denti.
Ma queste, sono creature dalla corteccia dura e la resistenza certificata, quindi non si svuotano del tutto, in loro vive di certo uno spirito rigenerativo che trova forme diverse di vita, dinamiche, nonostante le radici.
Sarà per questo potere illimitato che un po’ di tempo fa è diventata virale la pratica di abbracciare gli alberi. Secondo la silvoterapia (antichissima arte celtica che aiuta a ritrovare l’equilibrio sfruttando l’energia positiva delle piante), infatti, l’incontro stretto con gli alberi restituirebbe benessere alla mente e al corpo.
Infilarsi nel tronco, allora è un abbraccio al contrario. È un po’ come vestirsi da albero, sentire il suo respiro interno, la linfa che scivola, gli animali che lo abitano. Tutta la sua forza avvolgerci.
Della stessa Autrice:
Lungo il Crémera In difesa dei Cinghiali La Cascata dell’Inferno Earth Day nei lucernari etruschi
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