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Lo Stadio di Domiziano si può considerare il predecessore di Piazza Navona, il luogo per eccellenza dei giochi atletici greci, i cui resti sono conservati sei metri sotto il livello delle edificazioni attuali. Sopravvivono al caos e al peso della storia, ai mercati, alle feste, all’Epifania e alle processioni che si sono ripetute nel corso dei secoli.
Mentre sopra di loro nascevano il Palazzo Pamphilj, l’obelisco Agonale, le Fontane e resistevano le fondamenta della chiesa di Sant’Agnese, piazza Navona si trasformava e diveniva il salotto di Donna Olimpia, detta La Pimpaccia, una delle signore più famose e avide della Roma Barocca.
La stessa che, nel ricevere in omaggio il modellino della Fontana dei Fiumi, una fusione in argento, dall’architetto Gian Lorenzo Bernini, non si fece scrupolo di sottrarre il mandato commissionato da Papa Innocenzo X all’architetto Borromini e di scatenare dunque una rivalità senza tempo.
Solo leggende metropolitane?
La Fontana dei Fiumi, realizzata con i proventi delle tasse su pane, vino e altri beni alimentari, rappresenta simbolicamente l’incontro tra i quattro più grandi fiumi allora conosciuti, il Gange, il Nilo, il Danubio ed il Rio della Plata.
In merito alle asperità tra Bernini e Borromini, al quale era poi stato affidato il restauro della facciata di Sant’Agnese, si narra che i due si punzecchiassero traducendo le ripicche in arte. Secondo infatti le colorite narrazioni del tempo, le impronte dei loro litigi sarebbero rimaste impresse sulla statua del Nilo, volutamente velata, a esprimere il disprezzo verso la mano concorrente che aveva restaurato la chiesa; e su quella del Rio della Plata il cui braccio alzato, facendo dell’ironia sulla stabilità della chiesa, anticipa il crollo a difesa della fontana.
Di contro il Borromini avrebbe risposto fissando la statua di Sant’Agnese, al centro della facciata della chiesa, proprio in direzione della Fontana dei Fiumi, una mano ben salda al petto, a garantire la forza e la perfezione del suo lavoro.
La chiesa tuttavia venne eseguita dopo la fine della costruzione della fontana, un fatto questo che ha fatto cadere da tempo le voci tramandate fino a oggi ma non il folklore che generano questo tipo di racconti, ancora spesso spunto di leggende e favole metropolitane.
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