Diario di viaggio

Le Donne del Marocco incontrate lungo questo intenso viaggio

L’enigma e la bellezza, citati da Tahar Ben Jelloun si trovano insiti nelle Donne del Marocco e negli attimi di un viaggio vissuto a pieni polmoni

Donne Segrete – PhotoCredit: Emanuela Gizzi

Trovare in una poesia il senso del viaggio

Sapevo della condizione delle Donne del Marocco prima di affrontare il Marocco? Sapevo ciò che poi ho ritratto nella Donna con Ventaglio e nella Donna col Velo Nero, entrambe di Marrakech, entrambe rappresentative di uno stile di vita ma anche di una intromissione maschile.

Un po’ come le Donne Segrete, scorte in un vicolo, la cui unica porta di accesso è quella di un luogo religioso. In questa immagine ciò che mi ha conquistata non era il contesto, piuttosto, quel loro modo di starsene spalle al mondo, assorte in una conversazione sospirata. Non sono riuscita a vedere i loro volti ma credo di non averli nemmeno cercati.

Poesia nella poesia

Invece, in una piccola bottega di Ait ben Haddou nell’incrociare una raccolta di poesie, tradotta in italiano, Stelle Velate, di un autore marocchino, Tahar Ben Jelloun, ho trovato una chiave che mi era sfuggita.

Un viso senza rughe / è un cielo inespressivo.

Un pensiero superfluo.

Terra segnata / dal tempo e dalla grazia, / dove è bello fermarsi

come il bambino / davanti all’enigma e alla bellezza

Questi versi, che l’autore scrisse ispirato da un soggiorno a Essaouira, ma che potrebbero essere state scritte celebrando Le Gole del Todra o le Gole del Dades o dove incontrai la Donna davanti all’Orizzonte, mi hanno aiutata a rintracciare volti e momenti unici di questo viaggio in Marocco, ovvero ciò che per me hanno rappresentato davvero l’enigma e la bellezza.

Quelle tre Donne del Marocco che mi hanno segnata

Sulle strade del Marocco, Enigma e Bellezza, erano diffuse in ogni paesaggio e erano talmente vivi i segni del tempo e della Natura da non poter fare una distinzione tra un posto e l’altro o tra il Deserto e le Terre Imperiali. Ovunque, si respiravano entrambi.

Ma nelle donne, questo incastro mutevole, l’ho trovato solo su tre volti.

Tre signore autentiche, reali-irreali, scavate come la terra dalla vita, apparse e scomparse nel giro di pochi istanti sulla mia strada, di cui non ho sentito il suono della voce, ma lo sguardo pungente sì. E, come una bambina curiosa, sono rimasta a fissarle, nello stesso modo con cui avrei guardato a un aquilone, con stupore.

C’è stata una forte casualità, tutti gli incontri in fondo lo sono, casuali, eppure mi è sembrato che queste donne, nello specifico, fossero lì per me, per incontrarmi. Strano, vero?

Anziana vestita di Bianco – PhotoCredit: Emanuela Gizzi

L’incontro con la saggia

Il primo è avvenuto in una piazza. Sorseggiavo del succo per dissetarmi, quando quell’Anziana vestita di Bianco, è comparsa tra la folla. Così candida e leggiadra, gli occhi un liquido azzurro. Mi ha subito attratto il suo camminare lento, ingobbito dalla vecchiaia, e apparentemente estraneo al rumore e alle persone intorno.

Poi qualcosa è mutato. Ha fermato il passo dell’amica a cui si sorreggeva e, come se avesse avvertito la mia presenza, ha sollevato poco il mento e mi ha rivolto uno sguardo e un sorriso lievi. Quindi ha ripreso la sua strada e io non sono riuscita a staccarle gli occhi di dosso, fino a quando, non è scomparsa, in lontananza, verso il mare.

La donna della Porta Blu – PhotoCredit: Emanuela Gizzi

L’incontro turchese

Il secondo incontro è maturato dentro una Medina, mentre stavo per acquistare una stoffa. Alzo gli occhi verso un angolo della strada e La donna della porta Blu mi fissava. Resto appesa tra l’artigiano e la donna. Lascio la presa sulla stoffa e mi avvicino a lei, le faccio un cenno con la macchina fotografica e lei acconsente. Non era incastrata nelle dinamiche marocchine incontrate fino a quel momento, velo o senza velo, lavoratrice o mendicante, forza o gracilità. Lo capisco subito da quel moto di sfida e sincerità che le balla nelle pupille, dalla pelle ruvida e arcaica che traccia la sua storia: ero di fronte a una donna libera.

Dell’ultimo incontro vi ho già parlato in un articolo, si tratta della Mamma con Prole, una cartolina di povertà. Nel saluto di quella signora c’era dentro un sentimento di perdita, di delusione, di abbandono, tutti pugni nello stomaco la cui morsa non ho mai dimenticato.

Le donne del Marocco sono state per me fonte di grande ispirazione, le ringrazio dal profondo del cuore.

Della stessa autrice:

Le Concerie di Fès

Le Tombe dei Saaditi, Marrakech

Le Gole del Dades

La Ziz Valley

Ait Ben Haddou

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