L’Isola del Diavolo ancora oggi Off Limits

Tra i luoghi che quasi certamente tanti appassionati di viaggi e anche di pellicole cinematografiche conoscono spicca senza dubbio quella che è nota in tutto il mondo con il nome di Isola del Diavolo. Quest’isola è la meno estesa delle tre isole du Salut e si trova poco distante dalla Guyana Francese. Pur essendo un vero e proprio paradiso naturale è nota con il nome di Isola del Diavolo e per quasi 100 anni è stata una colonia penale. Andiamo a scoprire insieme questa minuscola realtà dalla fama così sinistra.

Isole du Salut, Guyana Francese. Photo Credit: SiViaggia

Il penitenziario

Il penitenziario che ha portato quest’isola ad essere nota con il nome di Isola del Diavolo. Venne costruito per volere di Napoleone III. Decise che i detenuti condannati ai lavori forzati, una volta terminato il loro periodo di detenzione, dovevano trascorrere un periodo nella Guyana francese. L’isola è stata quindi utilizzata come luogo di detenzione a partire dal 1854 ed è rimasta tale fino al 1938. La chiusura definitiva della prigione è avvenuta soltanto all’inizio degli anni ’50 del secolo scorso e precisamente nel 1953.

Penitenziario sull’Isola del Diavolo, Guyana Francese. Photo Credit: Lettera43

Un luogo dove impossibile fuggire

Ovviamente su quest’isola aleggia un sorta di alone di leggenda, dato principalmente dal fatto che molti detenuti la ritenevano quasi maledetta, oltre che un luogo da cui era impossibile fuggire. E a riprova di come l’Isola del Diavolo sia entrata nell’immaginario collettivo basta pensare al fatto che le è stato dedicato anche un film abbastanza noto. Il riferimento è a Papillon. Pellicola del 1973 con Steve McQueen e Dustin Hoffman. Tratta da un libro scritto da un ex detenuto, nel quale vengono narrati diversi tentativi di fuga, tutti finiti malamente.

Ma come mai questo paradiso terrestre è noto con il nome di Isola del Diavolo?

Sbaglierebbe chi dovesse pensare che tale sinistro soprannome dipenda dal fatto che per quasi 100 anni è stata utilizzata come luogo di detenzione: il soprannome che ancora oggi l’accompagna le fu infatti dato nel 1763 dal rappresentante del governo francese, che prese spunto dalle credenze degli indigeni, i quali ritenevano che sull’isola albergassero spiriti maligni. E l’idea che l’isola fosse maledetta si rafforzò quando migliaia di coloni francesi persero la vita a causa di diverse malattie tropicali che fu impossibile curare per le difficoltà nel rifornire l’isola di medicinali. E secondo gli storici fu anche per questo che Napoleone III decise di trasformare l’isola in un colonia penale.

Isole della Guyana Francese. Photo Credit: cnes

Una foresta infestata da serpenti e ragni letali

A favorire tale scelta fu anche il fatto che il penitenziario che venne costruito, pur essendo decisamente grande, non necessitava di troppo personale, visto che uscire fuori dall’isola, anche dopo essere scappati dal penitenziario stesso, risultava praticamente impossibile. Il motivo è presto detto. All’esterno i detenuti avrebbero trovato ad attenderli una foresta foltissima dove a farla da padrona erano animali letali come serpenti e ragni tropicali. Infine, anche se qualcuno fosse riuscito a raggiungere la costa, sarebbe stato ucciso dagli indigeni o sarebbe rimasto vittima degli squali che infestavano le acque circostanti l’isola ed in cui ancora oggi è possibile imbattersi.

Un isola off-limits

Isole della Guyana Francese. Photo Credit: BestGlobe

Ed era anche per questo che i detenuti, pur sottoposti ad un regime carcerario inumano in cui non mancavano le torture, spesso preferivano lasciarsi morire in carcere piuttosto che provare una fuga verso la libertà che si sarebbe comunque conclusa con la morte. Oggi l’Isola del Diavolo, come detto in precedenza, non viene fortunatamente più utilizzata come colonia penale, ma mantiene inalterata la sua sinistra fama. Visitarla materialmente risulta impossibile e l’unica cosa che un turista desideroso di vederla potrebbe fare è sorvolarla in elicottero e accontentarsi di vedere dall’alto gli edifici che costituivano il penitenziario e che sono ormai letteralmente fatiscenti.

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Pubblicato da
Roberto Mancini

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