Una serie di fortunati eventi mi ha catapultato dall’altra parte del mondo, nell’immensa America, precisamente a Los Angeles, città in cui trascorrerò l’intera estate.
Il pensiero di approdare in una terra così idealizzata, culla di sogni da realizzare, agognata e raggiunta da popolazioni da tutto il mondo, ha creato in me grandi aspettative. Sicuramente l’aggettivo grande è stato confermato, mentre l’impatto iniziale è stato un po’ deludente. Sia chiaro, il mio giudizio si limita al primo incontro che ho avuto con la Città degli Angeli, perché l’intero viaggio che mi ha portato a visitare gran parte della California ha spento immediatamente la mia delusione in pricipio.
Cos’ha di speciale Los Angeles tanto declamata in film, serie tv, che (lo ammetto) mi hanno fatto il lavaggio del cervello sin da piccola, facendo nascere in me la grande passione per il cinema? Beh, direi tutto e niente!
Stiamo parlando di una città che conta 18 milioni di abitanti, la seconda città più popolosa degli Stati Uniti dopo New York. Un’enorme area urbana abitata da milioni di persone di diversa origine, dove predomina quella ispanica, al punto che ormai il 46,53% è di origine latina e la città è bilingue.
Le sue origini risalgono al 1769, quando l’esploratore catalano Gaspar de Portolà guidò una spedizione nella California meridionale assieme ai francescani Junípero Serra e Juan Crespi. In seguito ad un’inondazione nel 1776, la missione fu trasferita a San Gabriel. Qualche anno più tardi, nel 1781, 45 coloni messicani uscirono dalla missione di San Gabriel per fondare un nuovo insediamento vicino al fiume a cui era stato dato il nome di “El Río de Nuestra Señora la Reina de los Ángeles de Porciúncula”. La città, così venne chiamata con un nome difficilmente pronunciabile se si volevano chiedere informazioni, ovvero El Pueblo de Nuestra Señora la Reina de los Ángeles sobre El Río Porciuncula.
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Nel 1847 la California cadde sotto il dominio statunitense e l’arrivo della ferrovia portò la popolazione a crescere sempre di più. Nata come un piccolo centro agricolo, con la scoperta di giacimenti petroliferi divenne una dei maggiori fornitori di petrolio al mondo. È un centro economico e scientifico di rilevanza internazionale, ma l’industria principale per cui oggi la città è conosciuta, è sicuramente quella cinematografica, madre dei talenti del grande schermo che hanno cercato e trovato fama ad Hollywood.
E’ una grande città, che per la maggior parte del tempo si autocompiace e si autocelebra in tutti i suoi prodotti televisivi e cinematografici. Le star famose che la abitano accrescono la sua aura magica e intoccabile, quasi fosse l’Olimpo in terra. Ma per chi non fosse ammaliato da questo mondo e non fosse in cerca di fortuna nel mondo delle stelle, la città risulterebbe dispersiva, caotica e a tratti insignificante.
Il fatto che non abbia un centro è molto destabilizzante, le distanze sono enormi anche per muoversi all’interno della città, infatti la rete metropolitana è in fase di ampliamento per riuscire a collegare più zone possibili.
Non c’è niente di valore storico (come lo intendiamo noi italiani), ma gli americani riescono a venderti anche quello che non c’è, costruendo un enorme business che gira intorno al mondo del cinema, creando attrazioni a tema come gli Universal Studios, la grande insegna di Hollywood, le case delle star, o la Walk of Fame, che si riduce ad una via sporca e caotica che poco ha di sfavillante.
In realtà è proprio questo il suo fascino che possiamo definire decadente, trash, smoderato e particolarmente eccentrico.
Los Angels non è un fiasco totale, ci sono molte zone belle che rispecchiano l’ideale californiano: le spiagge sono meravigliose, il lungo mare di Venice Beach è folcloristico e divertente, vale la pena anche fare una passeggiata tra i quartieri residenziali come anche nel campus dell’USC University of Southern California; senza tralasciare i suoi abitanti, i californiani sono tanto cordiali, socievoli e gentili quanto folli e stravaganti e tutto questo li rende unici!
Mi avevano detto “Los Angeles non è un granché, meglio San Francisco”, e avevano ragione ma ho ancora tanto da vedere e sono sicura che riuscirò ad affezionarmi a questa pazza città.
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