Quando si parla del paesaggio vitivinicolo del Piemonte, ci si riferisce propriamente al sito considerato Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco, comprendente il territorio delle Langhe, del Roero e del Monferrato. Ritenuti di grandissimo interesse storico, paesaggistico e culturale. Quest’angolo di Piemonte, compreso tra le province di Asti e Cuneo, tra il fiume Po e l’Appennino ligure, si snoda tra dolci, lussureggianti e verdi colline. Da qui il nome langhe in dialetto piemontese, gentilmente accarezzate dal corso dei fiumi Tanaro, Belbo, “Bormida di Millesimo” e “Bormida di Spigno”.
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Premiato dall’Unesco per consistere in “un’eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite”. Il paesaggio vitivinicolo del Piemonte comprende ben sei aree vitivinicole d’interesse internazionale. Ma anche tesori architettonici. Quali il Castello di Grinzane Cavour, l’antica torre del Castello di Camerana e la chiesa barocca di San Bernardino a Vezza d’Alba.
Questo paesaggio culturale, risultato dell’azione combinata dell’uomo con la natura, suggerisce diversi tour enogastronomici alla scoperta dei piatti tipici piemontesi. Ma soprattutto dei vini che nascono qui e diventano un’eccellenza del made in Italy a livello internazionale.
Qui dove la vita scorre lenta eppure in modo laborioso, il passare del tempo è scandito dal vino, dalla coltivazione della vite al processo di vinificazione. E i risultati, neanche a dirlo, rasentano la perfezione. Barolo, Barbaresco, Barbera, Asti Spumante, Nebbiolo, Dolcetto d’Alba e Moscato d’Asti, costituiscono solo un brevissimo elenco dei vini da assaggiare nel corso di un tour enogastronomico lungo i paesaggi vitivinicoli del Piemonte. Perché, com’è ovvio che sia, ogni zona ha la sua specialità tipica. Il Roero Arneis, il Dolcetto di Diano d’Alba e il Moscato d’Asti Santa Vittoria d’Alba, sono tipici della provincia di Cuneo. Il Nizza, l’Albugnano superiore, il Cisterna d’Asti e il Loazzolo, incarnano l’eccellenza del settore vitivinicolo tipico dell’astigiano.
Con un “catalogo vinicolo” così importante, i piatti tipici non possono certo essere da meno. In una terra famosa per i tartufi, per i tajarin, ravioli al plin e il toma DOP, non mancano pietanze robuste e resistenti. Come la salsiccia di Bra, la tagliata di fassone piemontese, la bagna cauda. La battuta di carne al coltello, il delicato vitello tonnato. La creme brulé di fois gras.
In un panorama culinario così vasto, certamente, non possono mancare i dolci. Amaretti, baci di dama, bonet. Cöpete, torcetti e torrone di nocciole. Costituiscono il fine pasto ideale di un tour enogastronomico in terra piemontese.
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La zona piemontese inserita nella World Heritage List dell’Unesco si estende su ben 10.000 ettari. Racchiudendo sei aree tipiche e diversi comuni.
1. Nella parte meridionale del Piemonte, troviamo la “Langa del Barolo“. Per conoscerla al meglio, si può organizzare un tour enogastronomico all’interno delle cantine aperte al pubblico e degustare la specialità della zona. Il famigerato Barolo, vino intenso, profumato e ben strutturato.
2. La zona delle “Colline del Barbaresco“, conosciute nel mondo intero per la Torre del Barbaresco completamente a strapiombo sul fiume Tanaro, è famosa per le immense distese di vitigni coltivati a Nebbiolo. Qui si origina proprio il Barbaresco, un vino dal lungo processo di invecchiamento.
3. L’area di “Grinzane Cavour“, probabilmente, è quella più scenografica. A soli 5 chilometri da Alba, la zona è famosa per il suo Castello in cui, ogni anno, si tiene l’asta del tartufo bianco.
4. Canelli, invece, è nota per essere considerata la “capitale dell’Asti spumante“. Un vino dolce e leggermente aromatico.
5. “Capitale del Barbera“, invece, è Nizza Monferrato. Grande esempio di “città villanova” di stampo medievale e patria del “Museo Bersano”.
6. L’ultima area Unesco è il “Monferrato degli Infernot“. Nome che sta a indicare le antiche e bellissime cantine scavate nelle rocce di tufo. Esempio mirabile di “edilizia contadina”.
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