Pietrafiorita, la città degli amori impossibili, tra streghe, unguenti e notti di luna piena

Continua il nostro viaggio a Pietrafiorita, la città che non esiste, ma che ognuno di noi può riconoscere, tra strade, chiese, bar, piazze, fatta di gente dove noi, che amiamo viaggiare, non sapremmo come andare, se non attraverso le strade tracciate dalle parole degli scrittori.

Pietrafiorita è una parola composta da due opposti, ma “gli opposti si attraggono” diceva sempre mia nonna allorquando vedeva sottobraccio una improbabile coppia di fidanzati, standosene appollaiata di vedetta, nel posto di guardia del suo balcone, che dominava la passeggiata del paese.

A Pietrafiorita non fioriscono solo girasoli e biancospini, ma anche amori apparentemente impossibili come quello tra una donna perduta e insieme desiderata e un uomo che a dispetto del paese, delle voci, delle convenzioni, a dispetto della sua proverbiale timidezza, si innamorò di lei.

Pietrafiorita, dove soffia ancora il thaumazein

Rosina mai si sarebbe sognata di pensare a quell’uomo inesistente come al compagno della vita. Non aveva nulla di attraente, eppure! Ecco, eppure. Perché, che un paese sia reale o inventato, l’amore è lo stesso ovunque: attrazione verso ciò che è inaspettato. Anacleto era “tenace a coltivare i sogni come fossero fiori delicati” e questo ha sconvolto la mente di chi fino a quel momento aveva guardato ad altro, in realtà aveva guardato solo con altri occhi. Per questo si dice “chi disprezza compra”, perché quello a cui sei abituato, che conosci, che apprezzi e che ti aspetti, ti da piacere, lo stesso piacere del sapore della lasagna della nonna che è quello, solo quello e deve essere quello. Ma quello che non ti aspetti, ti emoziona, provoca uno sconvolgimento emotivo per cui devi ricostruire un equilibrio diverso da prima per agganciarti a qualcos’altro. Arriva come un fulminee, all’improvviso e fruga una zona inesplorata della tua mente che nemmeno tu sapevi esistere.

Gli antichi greci conoscevano tutto questo che a Pietrafiorita è ancora vivo tra la gente: lo chiamavano thaumazein una parola per molti aspetti intraducibile con un solo vocabolo, una parola che, secondo me, dopo aver letto il libro ritengo sia il motto scritto sul gonfalone di Pietrafiorita. Lo chiederò all’autore.

Photo credit: Timo Stern, by Unsplash

Rosina, colpita da questo vento greco decide di virare e mettere la vita in suo favore. Se fosse una barca si direbbe “strambare”, Rosina libera le vele dal proprio appoggio per andare in una nuova direzione di marcia. La strambata la costringe a cercare un nuovo assetto, un equilibrio tra la vita e il paese, tra procedere in mezzo alle onde delle chiacchiere altrui e la sicurezza della propria meta. Stramberà ancora, Rosina, cambierà vento e procederà sicura avendo imparato come tenere il mare.

Pietrafiorita è Pietrapertosa?

Pietrafiorita è un ossimoro, il nostro autore ha messo insieme le pietre ed i fiori per privarci  dell’idea che la sua storia potesse avere un senso logico, ma quando un amore è sul punto di sbocciare, la leggiadria dei fiori multicolori avrà la meglio sulle brune pareti di roccia scoscesa. Ho fatto una indagine, di tutti i paesi Italiani fatti di “Pietra” ho scoperto che quello che più si avvicina a quello descritto è Pietrapertosa, un borgo meraviglioso appeso alle guglie delle dolomiti lucane e sdraiato al sole a dominare la valle, ci sono stato e tra poco vi racconterò il mio viaggio.

Era freddo, cominciava a nevicare e la luce del sole era colorata di quell’azzurrognolo delle nuvole che fanno da filtro al sole. Avevo letto una storia dello stesso autore che parlava di streghe e di filtri magici, di amore e di morte, di pietre e di miti scolpiti nella roccia di quella terra lucana che parla ancora greco nelle forme e nei gesti, nelle convinzioni profonde e nelle manifestazioni esteriori.

Alla ricerca del mito

Stavo preparando in quei giorni un eBook: “Alla ricerca del Mito”, un percorso tra borghi dell’Italia del sud, tra Puglia, Basilicata e Campania. In quel eBook, di cui vi darò alla fine indicazioni più precise, avevamo pensato di articolare una struttura compositiva che fosse tipica delle possibilità dell’editoria elettronica, dunque non solo un testo magari corredato con illustrazioni, ma un dialogo tra la storia scritta, le animazioni e i filmati che potevano fare da contrappunto. Un testo ed un contesto tutto da sperimentare.

A Pietrapertosa ho incontrato Mimmo Sammartino proprio mentre stava togliendo dalla strada il cartello “Pietrafiorita” che aveva messo per ingannare i turisti – lettori, abbiamo parlato di streghe e di unguenti, abbiamo parlato di notti di luna e di donne che possono volare ed abbiamo così costruito, di fianco ad una riduzione di un suo precedente romanzo, una versione nuova che ho filmato con l’aiuto di un direttore di fotografia e di due bravi attori.

Nei confronti della novella cui mi sono ispirato, ed agli occhi dell’autore, potrei anche aver commesso eresia avendo dato un volto ed un gesto alle sue parole. Potrei influenzare il lettore ad immaginare in quella direzione. E’ una vecchia diatriba, risale addirittura a Gustave Flaubert che proibì agli editori di illustrare la sua Madame Bovary perché voleva che ciascuno potesse immaginare le sue fattezze secondo la propria sensibilità di approccio al libro. Se fosse così mi scuso con Mimmo che non potrà mai dire: “non lo sapevo” visto che era presente alle riprese ed ha partecipato alla scelta degli attori. Secondo me è stato un esperimento interessante di influenza reciproca cosa di cui sentiamo sempre più la mancanza mano a mano che l’era dei social procede e si sviluppa. Così nasceva il capitolo su Vito e le streghe che è stato inserito nel: “ Alla ricerca del mito”

Cosa è un mito?

Il mito è una cosa che ci riguarda tutti e che si perde nella notte della nostra civiltà.  A girare tra i borghi del sud Italia di miti se ne trovano tanti. Il mito appare come un bisogno dell’uomo indipendente dal tempo e dallo spazio, rimanda alla sacralità della parola che dice, comunica, narra, racconta, crea mondi reali e vivibili anche quando sono invisibili. Compare nelle narrazioni orali, poi scritte e tramandate da chi fosse o si sentisse incaricato di custodire i valori profondi di un popolo, primi tra tutti i poeti, i sacerdoti, oggi anche noi, umili cantastorie digitali, ospitati nel “Moondo”.

I miti affrontano temi che sono strettamente connessi alla trasformazione ed alla rinascita delle civiltà. Pensate a quelli greci che rinascono anche dopo la fine di chi li ha generati, trasferendosi modificati da un punto all’altro del mondo conosciuto. Un bisogno primordiale delle comunità degli uomini per esistere visto che gli antropologi hanno trovato riti e miti identici in molte parti del mondo che mai erano venute in contatto tra loro.

Il mito è anche un antesignano della scienza quando questa ancora non era nata, così noi, civiltà moderna e tecnologicamente avanzata, non dobbiamo credere che quelle storie siano momenti avvincenti creati per divertire o intrattenere gli astanti. Nessun cantastorie in piazza, nessun anziano capofamiglia di fronte al fuoco, aveva idea di fare “intrattenimento” come fa la nostra televisione, in questo senso, l’oggetto più lontano che esista dai compiti del focolare.

Photo credit: Aziz Acharki, by Unsplash

I miti erano vettori per il teletrasporto delle fondamenta morali e dei valori su cui poggia la struttura sociale di un popolo. Patrimonio della memoria collettiva. Con queste parole io e Mimmo ci siamo salutati, con queste stesse parole in mente ho raggiunto Pertosa, un altro borgo di pietra a guardia del Vallo di Diano pochi chilometri più a sud.

Pertosa ha un nome che ricorda il motivo per cui è conosciuta in tutto il mondo: pertusus, la grotta; l’unica in Europa a contenere un fiume navigando il quale si può entrare nelle viscere della terra. La pietra, in combutta con l’acqua che scava tenacemente e lentamente la roccia cercando una via di fuga, disegna mondi astratti che aspettano l’immaginazione di qualcuno che ne possa riconoscerne l’aspetto. Stretti cunicoli e campate grandi come chiese barocche fanno da cornice ad uno dei percorsi più emozionanti che io abbia fatto. La grotta era certamente abitata dall’uomo come dimostrano i ritrovamenti di palafitte sul letto del fiume e a quell’uomo, che mai conoscerò, ho pensato per scrivere la storia del mio eBook.

Mai saprò il suo nome e nemmeno potrò vedere il suo volto, ho solo visto il posto dove viveva o forse pregava o lavorava, tra la luce dell’esterno ed il nero del buio alle sue spalle, un luogo ideale per il thaumazein, così ho provato ad immaginare quello che sentisse. Ho scritto di getto la storia che segue e con la quale vi lascio.

La terra era docile ed ospitale e quella parete rocciosa squarciata da una bocca aperta da cui sgorga acqua come venisse del centro della terra, era la sua casa. Maestosa e misteriosa insieme, spettacolo delle sue pause di riflessione.

Viveva con un tetto sulla testa, al coperto ed al riparo, cos’altro poteva desiderare. Nessuno gli aveva detto che a Troia si combatteva una guerra sanguinosa di cui si sarebbe parlato per millenni. Non poteva saperlo, l’Iliade, sarebbe stata scritta più avanti.

Aveva imparato da solo a fare quello che gli serviva per vivere, si era dato le regole per la sua vita come rifugio della propria mente. Ma c’erano cose senza regole: l’acqua per esempio, gli dava la vita, ma anche l’angoscia. La guardava scorrere verso di lui uscendo dal buio e non capiva. La usava, e non capiva. Anche il vento non capiva, soffiava, senza che ci fosse nessuno a spingerlo. Tante volte era andato addosso al vento: per fermarlo, per capire… Nulla! Potenze troppo più grandi di lui, le temeva, e ne era attratto. Così aveva inventato un Dio a cui attribuire tutto quello che sconvolgeva la sua mente. Dio, era quello che non si vede e poiché le cose che non si vedono non si conoscono, è certo Dio a spingere l’acqua e a far soffiare il vento, e Dio, poteva abitare solo oltre il buio, dove c’è l’ignoto.

Grotte di Pertosa Auletta. Photo credit: grottedipertosa-auletta.it

Aveva fissato come una meta sul fondo della grotta il punto misterioso che divideva la sua mente in due, la luce da una parte il buio dall’altra. La luce bianca ed accecante del sud Italia che irrompe e si rompe tra le rocce, perde la sfida e scompare tentando di risalire la corrente del fiume che scende in senso opposto. Ecco! Opposto. Opposto lo aveva capito! Tutto doveva avere un contrario, e lui era alla ricerca del suo. Pioggia – sole, giorno – notte, fame – cibo, caldo – freddo… luce – buio. E così quel giorno, con una torcia tra le mani, gli venne in mente di camminare verso il buio, dentro la sua stessa ombra, a cercare il suo Dio, a perdersi o a capire da dove venisse quell’acqua ed il vento.

Nessuno aveva mai avuto il coraggio di entrare nel buio prima di lui, fu così che scoprì che le ombre non nascondono, rivelano. Vide forme proiettate intorno a lui: mutevoli, cangianti, vide quello che mai aveva visto prima. 

Con l’immaginazione quelle forme diventavano altro. Vide artefatto quello che lo spaventava, a cui aspirava, che aveva desiderato quando era nel mondo della luce. Lo vide arte-fatto dalla proiezione della sua mente e cominciò a pensare alle parole, ai segni con i quali avrebbe potuto raccontare ciò che aveva visto, una volta fuori dal buio. Arte e fatto, senso a forme inesistenti fatte d’arte. Molti anni dopo successe lo stesso a Platone. Una grotta come questa, la luce di un fuoco come questo, gli rivelò i segreti della conoscenza e della percezione, della illusione e della realtà, dando senso al proprio tempo. Era ancora troppo presto, dare senso al tempo significa vivere nella Storia, e la Storia, come la chiamiamo noi con la S maiuscola, sarebbe cominciata solo un po’ di anni più tardi.

Così decise di restare in grotta ad aspettarla fino a quando l’avrebbe potuta raccontare a chi quel fiume avrebbe percorso in barca con lo stesso fascino, ma senza paura, perché dell’acqua e del vento avevano ormai capito tutto.

Potete acquisire, gratuitamente, l’eBook “Alla ricerca del mito” attualmente distribuito su Apple iBook Store attraverso le indicazioni che seguono. Troverete la novella di Pierapertosa e quella di Pertosa rispettivamente: “Vito e le streghe” e “ E la luce fu”. Un esperimento di editoria elettronica per il quale mi sarebbe gradito un vostro parere. I film sono stati montati in modo che il senso ed il significato sia chiaro solo a chi abbia letto la novella.

Aldo Di Russo, Alla ricerca del mito, Eurothentica 2017

Il libro è disponibile gratuitamente qui

 

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