Eccoci ancora qua. E’ arrivato il caldo e siamo tutti a sognare i due mesi di meritate vacanze. Ma come facevano all’inizio del millennio a staccare solo per una o due settimane consecutive dalla routine quotidiana?
Quest’anno abbiamo deciso per la crociera lunare. Partenza settimanale da Bologna. Shuttle spazio profondo, cabina extra lusso con bolla vista cosmo di primo livello. Bonus gravità e accesso illimitato all’area benessere. Nell’opuscolo si può vedere un magnifico scorcio della piscina a sfioro, che pare gettarsi nell’infinito cosmo freddo e buio. Un brivido meraviglioso che ci ha catturato.
All’arrivo si sorvola il lato nascosto della Luna, tanto per entrare in confidenza col satellite. Visita alla zona del primo allunaggio, foto di rito con la bandiera americana e l’impronta di Armstrong. Il primo che grida “Huston abbiamo un problema” paga da bere all’intera flotta. Sosta e pernottamento presso il Mare della Tranquillità.
Al momento dell’acquisto il tour operator si è limitato a strizzare l’occhio e ad assicurarci che il resto del viaggio è avvolto nel mistero. Facesse parte del disegno universale. Secondo brivido.
Per non rovinare le sorprese a chi ancora deve fare la sua prima esperienza nello spazio ci limiteremo a riportare le emozioni principali vissute in questi mesi.
La sola visione del Pianeta Blu dall’orbita, scatena un turbamento ancestrale. Il distacco, la separazione. Le lacrime salgono agli occhi, assecondando la straziante nostalgia che ci attanaglia. E’ fisicamente il taglio del cordone ombelicale, finalmente siamo grandi e possiamo viaggiare per la galassia oggi, domani chissà.
Ma lo spettacolo che fa trattenere il fiato a tutto l’Universo sta per arrivare. Eccolo quasi ci siamo.
La nave si posiziona per la migliore visuale. Si spengono le luci. I toni si abbassano, ma quando, timido, luminoso, vitale, il primo raggio di sole si affaccia oltre la Terra, tutto l’universo trattiene il fiato nel timore di rovinare l’attimo infinito. Il silenzio assoluto sottolinea l’incredibile. Poi un battito, un altro ancora e si torna a respirare, ad ammirare il Sole che conquista la Terra. Un’altra volta, a chiederci quanto siamo fortunati, ad essere lì, ad essere sempre stati qui. Nessuno parla per un bel po’. Siamo stati toccati nella nostra natura ed ognuno deve elaborare la nuova consapevolezza. Siamo unici e parte del tutto. Non riusciamo a staccare gli occhi da quello che c’è là fuori, riconoscendo che è sempre stato dentro di noi. Siamo fatti della stessa materia: i sogni.
La vacanza riprende. Stasera cena di gala e serata danzante, alla vecchia maniera. Dobbiamo correre a prepararci, ma prima abbiamo voglia di scrivere. Di comunicare, di far sapere a chi è rimasto a casa che gli vogliamo bene e che da quassù gliene vogliamo ancora di più. Tiriamo fuori quella vecchissima macchina fotografica. No, non quella vecchia digitale, l’altra, quella analogica, ancora con la pellicola e l’autoscatto a tempo. Entriamo tutti nella bolla cosmica della cabina, la Terra illuminata alle nostre spalle. Il sorriso più bello che tracima negli occhi e click, uno, due, dieci. Si passa allo sviluppo. Si sceglie la migliore, una piccola frase, tanti baci e tanti autografi e siamo pronti ad imbucare. Che meraviglia l’invenzione della cassetta postale spaziale. Fisica, reale, tattile. Basta chiedere di accostarsi un attimo al satellite più vicino e imbucare nell’apposita fessura tramite braccio meccanico. Quando il satellite rientrerà la cassetta sarà aperta e la posta puntualmente distribuita.
L’anno prossimo restiamo sulla Terra! Una bella scorribanda oceanica potrebbe bastare.
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