Diario di viaggio in Uganda, non solo gorilla trekking

” Uganda non solo gorilla trekking “, questa la certezza con cui eravamo partiti. Si, l’incontro con i gorilla è stato entusiasmante, ma noi siamo viaggiatori atipici, quindi… via, all’avventura!

Stamattina (12/09) abbiamo tentato il nostro secondo game-drive appena fuori alla penisola di Mweya. Dopo una partenza strepitosa (alcuni elefanti, una iena e, in lontananza, un leone), sembrava che la giornata volgesse al peggio, poi un turista
inglese su una jeep vicino alla nostra ha avvistato (nessuno sa come) un leone nella savana remota. Con i binocoli ci siamo accorti che erano due e, così, uno degli autisti delle varie jeep radunatesi ha deciso di tentare l’avventura e, uscito dal percorso segnato, si è lanciato in fuoristrada nella direzione dei leoni. David ha esitato un po’, perchè uscire dal percorso è sanzionato con $. 100 di multa, poi è partito anche lui e siamo arrivati a pochi metri dai felini che, nel frattempo, messi in fuga, si erano rivelati essere tre. É stato emozionante vedere questi enormi e temuti animali così da vicino; Ba è riuscita a fare un paio di belle foto.

Uganda: Leoni in fuga

Uganda non solo gorilla trekking

Come detto in apertura l’Uganda non solo gorilla trekking. Quindi ritornati all’hotel alle 10.30 abbiamo fatto colazione e ci siamo rilassati al sole, quindi, alle 14.30 abbiamo visitato il Kazinga Channel con il battello. Ecco, questa visita ci ha dato conferma che l’Uganda non è solo gorilla trekking, nel canale che collega il lago George al lago Edward è stretto e lungo e, nelle sue acque, vivono centinaia di ippopotami, coccodrilli ed uccelli di ogni razza e misura (in particolare cormorani e pellicani); sulla riva abbiamo incontrato elefanti e scimmie (babbuini). Siamo così giunti sino all’imbocco del lago Edward che si è aperto davanti a noi in controluce come un vero e proprio mare per la sua enorme distesa d’acqua senza confini. Qui alcuni pescatori si stavano organizzando per la pesca al tilapia ed iniziavano a dirigersi a largo solcando il lago-mare con lancette apparentemente insicure.

Piccole imbarcazioni a pesca sul lago Edward

Alle 17.00 siamo tornati all’ostello per una birra ed un sandwich in attesa della cena a buffet.

FORT PORTAL (Uganda) – 13 settembre, h. 19.00
Stamattina alle ore 07.00 abbiamo fatto colazione (omelette, tost burro e marmellata e thè), quindi siamo partiti per Fort Portal, città situata dietro la catena del Rwenzori, a circa 130 Km dalla penisola di Mweya. La strada, in questo tratto, è nettamente
migliore essendo, insieme alle direttrici che collegano Kampala con il Rwanda e con Masindi, completamente asfaltata. Poco prima di Kesase abbiamo attraversato, da sud a nord, la linea dell’equatore che è segnato, quasi in modo anonimo, da un cerchio di cemento armato posto ai bordi della strada. Avremmo voluto comprare un souvenir, ma non c’era assolutamente niente; ci siamo accontentati di una foto.

A Kesase abbiamo fatto benzina. David sosteneva che lì il gasolio costasse meno, così ha voluto che riempissimo entrambi i serbatoi della jeep: circa €. 120. Poi ci siamo diretti verso i crater lake abbandonando la strada asfaltata per “riabbracciare” una delle vie più impervie mai viste. Purtroppo i crater lake sono stati una mezza delusione: belli ma poco interessanti. Da lì, sempre percorrendo strade secondarie, tranaturalistic walk. Io e Ba eravamo incerti, ma David sembrava convinto che non avremmo dovuto assolutamente perdercela. Ci siamo fidati. Pagati 40.000 scellini ugandesi ($. 25) siamo partiti alle 13.00, non prima di aver utilizzato il “bagno” del campo: una latrina dalla puzza nauseabonda costituita da un buco rettangolare lasciato su una pavimentazione di cemento posta a coprire una fossa nera. Durante la camminata abbiamo visto appena 4 o 5 scimmie e molta bella foresta, ma obiettivamente è stata una perdita di tempo (2h e più) visto che lungo la strada per arrivare a Bigodi avevamo incontrato intere famiglie di babbuini.
Sudati, delusi e innervositi dall’atteggiamento un po’ furbesco della nostra guida, abbiamo ripreso il cammino verso Fort Portal, ma, dopo pochi chilometri, mentre noi eravamo sul punto di addormentarci per la stanchezza, abbiamo sentito un rumoraccio proveniente da sotto la jeep, ci siamo fermati e abbiamo constatato che uno dei serbatoi si era sganciato e perdeva benzina. David si è ingegnato e, con una corda di fortuna, è riuscito a riparare momentaneamente il danno, così, utilizzando l’altro tank, siamo giunti a destinazione. Fort Portal è una cittadina grande per i livelli ugandesi (40.000 persone). Qui abbiamo fatto un giro in città dove non c’è molto, a parte un mercato autentico e colorato, ma, in compenso, l’albergo scelto, il Rwenzori Travellers Inn, è decente (50.000 scellini ugandesi a notte). Tuttavia, giunta la corrente alle 18.30, ci hanno informato che l’impianto di riscaldamento dell’acqua era rotto e così… abbiamo dovuto lavarci con alcune taniche di acqua calda (come in India)! La giornata, in definitiva, non è stata tra le migliori. Unica nota positiva il passaggio tra le zone rurali con i soliti bambini a gridarci “musungu”, i colori, i mercati che non ti aspetti nei villaggi di capanne e le stupende piantagioni di thè a ricoprire dolcemente ettari ed ettari di colline.

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