Il Castello di Montebello si trova a Rimini nella Valle del Marecchia e dell’Uso, dove arte, storia e natura si fondono armoniosamente. Ma il 21 giugno del 1375 accadde qualcosa di molto strano…
La Romagna è una terra di misteri e legende che affondano le loro radici in un passato ricco di storia e che traggono la loro energia da tantissimi luoghi suggestivi, in particolare manieri e castelli che affollano il suo entroterra. Uno dei racconti più famosi che avrai sentito raccontare più volte e in varie versioni è quello legato ad Azzurrina nel Castello di Montebello, la piccola bambina scomparsa tra le stanze del Castello di proprietà dei Conti Guidi di Bagno.
Guendalina nacque nell’anno 1375 nel mese dei doni, dicembre, così racconta Farinelli, come riportato sul grande registro che troneggiava sul tavolo dell’archivio del Castello di Montebello. Tra le molte ricerche fatte, tra leggenda e racconti popolari, venne con la conclusione di appurare che il nome lo aveva proposto il musico di corte, l’irlandese Dugan. Vedendo il candore della piccola nata bionda, nella lingua irlandese Guendalina significa bambina con le ciglia bianche.
Figlia di un certo Ugolinuccio o Uguccione, feudatario di Montebello nel 1375 fu la protagonista di un triste fatto di cronaca. Era il 21 giugno di quel lontano anno quando nel nevaio della vecchia fortezza scomparve e non venne mai più ritrovata. Questa in breve è la storia che tramandandosi oralmente per circa tre secoli, si arricchì di elementi di fantasia. Ma perché se ne parlò così tanto?
La penna di un raccoglitore di storie fermò su carta quella che ormai era una legenda: Azzurrina. Da qui deriva il soprannome di Guendalina. La bambina, non nacque albina, come vuole la legenda riportata in un manoscritto ritrovato da un frate dimorato alla Corte dei Guidi di Bagno. Ma bensì era bionda, a dispetto dei suoi familiari, tutti con capelli scuri e carnagione mediterranea. Azzurrina era bionda, con occhi azzurri e con un’intelligenza fuori dal comune. Fin dalla tenera età aveva messo in disagio i due casati. Infatti, la sua caratteristica fisica aveva fatto dubitare che fosse una figlia impura. Uguccione per primo aveva posto il dubbio sul tavolo e nonostante la mamma Costanza replicasse la sua innocenza e fedeltà non vole riconoscere la piccola parte del suo sangue.
Guendalina era una fonte di stupore e paura per quanti la avvicinavano. La tata, il frate Gregorio, insegnante di più discipline e un piccolo cagnetto erano l’unica compagnia permessa, e con questi aveva stabilito un legame di affetto e complicità nelle stanze che le erano state assegnate. All’età di sei-sette anni, aveva iniziato a tingersi i capelli di un celeste verdognolo, con la tinta bluastra derivata dal guado, pianta ancora oggi usata per ottenere il blu che si usa per tingere i blue-jeans. Gli stessi capelli che, sempre di ordine di Uguccione, le venivano tagliati dalla tata corti e nascosti da un copri capo che sembrava un tegame senza manico. I genitori avevano accettato il colore dei capelli, così avrebbe nascosto la sua vergognosa differenza.
La leggenda racconta che Azzurrina fosse stata condannata al rogo perché albina e quindi figlia del demonio. Diversi studi, però testimonia che a quei tempi non era uso considerare così l’albinismo. Eliminare il diverso è ciò che rappresenta essere visto come una soluzione. Fu allora per difendere o nascondere la figlia che le tinsero i capelli, ma il bianco non trattiene il colore, reagisce al pigmento diventando azzurro.
Il 21 giugno del 1375, solstizio d’estate, la bambina stava giocando con la sua palla di pezza sotto gli occhi delle guardie, mentre fuori, imperversava un temporale. A un certo punto la palla, forse attirata da una forza oscura, le scivolò via e la bambina le corse dietro, eludendo per pochi secondi la sorveglianza delle guardie. Azzurrina seguì la palla giù per le scale, fino alla ghiacciaia del castello. Le guardie sentirono un urlo e poi più nulla. La bambina scomparve e non fu più ritrovata.
Ma ogni cinque anni, durante la notte del solstizio d’estate, nel castello riecheggerebbero suoni inquietanti: è il fantasma di Azzurrina che non ha mai abbandonato la sua casa.
La leggenda che narra della scomparsa di questa bambina, sembra essere comparsa per la prima volta in un unico documento del Monsignor Belli, del 1620. Il testo sarebbe custodito all’interno del castello, ma apparte il chiacchiericcio, non sembra esserci alcuna prova della sua effettiva esistenza.
Nel 1989 il castello venne ristrutturato e, insieme alle prime visite, cominciò a espandersi la legenda della sfortunata bambina. Nel 1990 arrivò sul posto anche la RAI dove effettuò la prima ripresa storica, dove si sentirebbe un agghiacciante pianto. Lustro dopo lustro, le registrazioni diventano sempre più nitide inquietanti. Oggi il loro ascolto è parte fondamentale della visita guidata e regalano un genuino brivido ai visitatori.
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