Diario di viaggio

El Jadida e quel tratto di mare tra storia e tramonto

È domenica e forse El Jadida vive durante la settimana, quello che rimbomba è uno stato di abbandono

El Jadida – PhotoCredit: Emanuela Gizzi

Stazioni a confronto

All’interno della grande fortificazione di El Jadida i marciapiedi sono vuoti, i negozi chiusi, la vita si percepisce appena se non al passaggio di qualche persona, tra l’altro poco confidente.

Cammino astratta pensando che in qualche modo i vicoli mi condurranno dove vogliono loro. Nel ripensare alla stazione commerciale di Essaouira mi pare di vivere due esperienze parallele, l’una così colorata di tappeti e vita nei vicoli; l’altra così silente, pallida, la cui fragilità si percepisce camminandoci dentro.

Raggiungo, senza interrogare troppo la mappa, la Citè Portugaise, un intricato gioco urbanistico. Quindi la Cisterna, famosa per aver ospitato, nel cinquantaquattro, Orson Welles durante le riprese de L’Otello. E infine la Porte de la Mer, un ingresso antico in cui si respira non solo l’odore del mare ma anche la storia dei portoghesi, degli arabi, dei francesi e degli ebrei che ne abitarono le mura.

Porto Commerciale – PhotoCredit: Emanuela Gizzi

Bastioni diversi

Una volta in cima al Bastione di San Sebastiano respiro il sole e tutto il blu che mi arriva addosso, dal cielo e dall’Atlantico, mi affaccio verso le stratificazioni dell’orizzonte e scatto una fotografia a un bambino spavaldo che mi fissa e si mette in posa.

Anche qui mi viene in mente Essaouira, così diavolesca con quel suo mare carico di grigi e un vento impazzito, così caparbia e elegante. El Jadida è bella, ha un fascino colorato eppure la sua anima appare spenta e trascurata. Lasciata al mare.

Porticciolo – PhotoCredit: Emanuela Gizzi

Raggiungo il Bastione dell’Angelo e lo sguardo è catturato dalle imbarcazioni sottostanti, dalla vita marinara che si sviluppa a ridosso di El Jadida, nulla paragonabile, immagino, ai tempi in cui la potente comunità ebraica fece fiorire un incredibile commercio con l’entroterra.

Qualcosa si è spento in qualche punto imprecisato della storia, forse durante il protettorato francese che preferì lo sviluppo delle spiagge al commercio, comunque oggi ha quest’aria abbandonata, quasi dimenticata, eppure con una luce propria, tipica di quei luoghi svuotati, lasciati lì a rimuginare. Pieni di piccoli dettagli che gli abitanti non guardano più.

Della stessa autrice le altre tappe sul mare marocchino:

Ouadida

Il porto di Agadir

Rabat

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