Fontana di Trevi non avrebbe bisogno di presentazioni, la Madonnella, forse, sì.
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La fontana è conosciutissima al mondo per il lancio della monetina che secondo tradizione va effettuato di spalle alla fontana, un gesto che sarebbe di buon auspicio per tornare a visitare la città eterna.
Ma è anche uno di quei monumenti di Roma che nasconde molte storie e altre leggende.
Tipo quella del vaso, soprannominato “Asso di Coppe”, con il quale, l’artista Nicola Salvi -precettato nel 1735 da Papa Clemente XII per restaurare la vecchia fontana- mise fine alle critiche del vicino barbiere, oscurandogli alla vista, a suo dire, i lavori in opera.
Trevi, prende il nome da Trejo, la località su cui si erge l’antico fontanone, all’incrocio, cioè, di tre vie. Una posizione determinata da Marco Agrippa, nel XIX secolo, quando decise di costruire l’Acquedotto dell’Acqua Vergine e destinare in questa piazza una delle fontane minori.
Avrebbe potuto rimanere uno tra i tanti getti d’acqua o addirittura smettere di funzionare, se non fossero stati effettuati diversi restauri che ne modificarono l’assetto e quindi il valore.
L’artista Nicola Salvi fu quello che gli impresse la grandiosità che conosciamo oggi ma, se andiamo indietro nel tempo, scopriamo che grandi nomi ne curarono il divenire storico.
Nel 1453, fu di Leon Battista Alberti l’idea di eliminare le tre vasche e ripensarla con un unico grande vascone. A Giacomo della Porta, invece, toccò il restauro quando, dopo un lungo periodo di inattività, Pio IV decise di riallacciare la fontana all’antico condotto e farla tornare a sgorgare.
Il punto della storia che colpisce di più risale al 1623, quando venne incaricato Gian Lorenzo Bernini dei nuovi restauri. L’artista, infatti, per realizzare un’opera monumentale, degna del suo nome, non si preoccupò dei costi esorbitanti, confidò piuttosto in Papa Urbano VIII e nella sua volontà di compiere un lavoro straordinario.
Ma il Papa prese due decisioni eccessive. Innanzi tutto aumentò le tasse sul vino che finirono per gravare sui cittadini, e poi conferì mandato allo stesso artista di smantellare la tomba di Cecilia Metella per ricavarne materiale di grande pregio.
Fontana di Trevi è un monumento di eccellenza, nonostante gli episodi travagliati che l’hanno riguardata. Un luogo in cui sostano ogni giorno migliaia di turisti, dove hanno sostato migliaia di viandanti.
Di fronte alla ricchezza di sculture e alla bramosia dei vari papati e dei vari scultori e architetti che vi hanno posto il loro ingegno, c’è, invece, una piccola Madonnella, tra le più rinomate e antiche di Roma.
Un’edicola che guarda alla piazza con più semplicità, dalle fattezze umili e, come è nell’ordine di questi piccoli ritrovi. nei crocevia della città, priva della firma o firme degli autori.
Un esempio di grande umiltà e altruismo che valgono la pena di una visita, anche se, ovviamente Fontana di Trevi, così cinematografica, tende a rapirci con tutta quell’avventura che nasce dal mare.
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