L’Arno nasce sul Monte Falterona, nell’Appennino Tosco-Emiliano. Percorre la Toscana da sud-est a nord-ovest: attraversa il Casentino, il Valdarno superiore, Firenze, il Valdarno inferiore, Pisa e, dopo aver percorso 241 chilometri, sfocia nel Mar Tirreno. Per secoli è stata un’importante via di comunicazione.
Nel Medioevo, l’Arno era usato per il trasporto di legname dei boschi del Casentino, vicino alla sorgente, fino a Firenze, dove era usato nelle costruzioni. Si utilizzavano i “navicelli”, imbarcazioni dal fondo piatto adatte per affrontare le secche estive causate dal regime torrentizio del fiume. Storicamente l’economia di Firenze e della Toscana deve molto all’Arno: i renaioli ne ricavavano la sabbia; i tessitori fiorentini ricorrevano alle sue acque per varie lavorazioni (per esempio il lavaggio della lana). Il fiume si rivelò poi utilissimo per i trasporti fluviali da Empoli a Pisa e da li verso il porto di Livorno.
Oggi i Fiorentini e i visitatori possono navigare sotto i ponti dell’Arno grazie al restauro dei barchetti che i renaioli usavano per estrarre la rena dal fondo del fiume.
Lungo il corso dell’Arno sono stati costruiti fin dall’Antichità numerosi ponti, alcuni di grande bellezza architettonica. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo tra la fine del 1943 e l’estate del 1944, tutti i ponti del fiume furono distrutti dai bombardamenti degli Anglo-americani o dalle mine dei Tedeschi in ritirata. Solamente tre ne rimasero in piedi: il Ponte Vecchio a Firenze, il Ponte Buriano vicino ad Arezzo e il Ponte Bruscheto a Incisa Valdarno.
La leggenda vuole che il Ponte Vecchio fosse stato l’unico ponte fiorentino risparmiato per la volontà del dittatore nazista Hitler, in ricordo di una sua visita a Firenze. Negli anni ’50, a Firenze, fu ricostruito anche il celebre Ponte Santa Trinità che era stato progettato da Michelangelo nel XVI secolo.
Alle secche estive si contrappongono, soprattutto in autunno, violente piene, che hanno causato oltre 170 alluvioni dal 1177 a oggi. Particolarmente devastante fu l’alluvione del 4 novembre 1966, che coinvolse il Casentino, la piana empolese e pisana e si accanì su Firenze. Gran parte del centro storico fu travolto da oltre 5 metri di acque impetuose che trascinarono nelle strette vie carcasse di animali, tronchi d’albero, automobili, merci delle botteghe, opere d’arte.
Le immagini della città devastata fecero il giro del mondo e giovani volontari giunsero a Firenze da ogni parte. Straordinaria fu la reazione dei Fiorentini, che in pochi mesi riavviarono le attività economiche e salvarono gran parte del patrimonio artistico. Nel 2016 si è celebrato il ricordo dell’alluvione di cinquant’anni prima. Ma, secondo molti studiosi l’Arno non è stato ancora messo in completa sicurezza per evitare nuove alluvioni.
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