Il Lago Natron ha una particolare storia, la natura lo ha fatto portatore di una triste sorte per tutti gli animali che si avvicinano alle sue acque. Contiene infatti un composto naturale letale per moltissimi animali, che rischiano di restare letteralmente pietrificati. Scopriamo perché!
Il Lago Natron è un lago salino situato nella parte settentrionale della Tanzania, nella Rift Valley africana, vicino al confine keniota.
Il terribile segreto che risiede nelle sue acque è il carbonato idrato di sodio, conosciuto, appunto, come Natron. Veniva utilizzato in passato nell’operazione dell’imbalsamazione per le sue proprietà di assorbimento dell’acqua. Il natron rende le acque del lago simili all’ammoniaca, con un pH compreso tra 9 e 10,5, mentre la temperatura dell’acqua può raggiungere i 60° C. Nessun animale può resistere a questo ambiente caustico. Così, non appena uccelli e pipistrelli toccano le acque, i minerali cominciano a trasformarli in pietra, intrappolandoli per sempre nella posizione assunta negli ultimi istanti di vita.
Le sue acque sono tinte di un rosso scuro e profondo solcato in superficie da striature biancastre dovuto all’accumulo di sodio. Qui vivono ampissime colonie di microrganismi che contengono un pigmento rosso vivo, responsabile del colore rossastro-arancio delle acque. Oltre a questi batteri, l’unico essere vivente che può sopravvivere presso le sue acque è il fenicottero, grazie ad uno strato protettivo corneo su zampe e becco. Infatti l’acqua di questo lago non è potabile ed estremamente caustica per la pelle.
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Nick Brandt è un fotografo che ha voluto immortalare con la macchinetta questo spettacolo dai toni macabri. Nel suo libro Across the Ravaged Land ci regala gli scatti degli animali diventati pietra. “Ho trovato inaspettatamente le creature – uccelli e pipistrelli – lungo la costa del lago. Nessuno sa per certo esattamente come muoiono, ma sembra che il riflesso della superficie del lago li confonda. Gli uccelli, allora, si schiantano contro lo specchio d’acqua e precipitano nel lago”, spiega il fotografo, che ha raccolto queste creature e le ha collocate in posizioni ‘viventi’, nel tentativo di rianimarle e farle rivivere dopo la morte.
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