Le Batu Caves sono state la mia prima tappa una volta arrivata a Kuala Lumpur, una delle mete imperdibili di questo paese per la loro maestosità e particolarità. Infatti, come già preannuncia il nome, si tratta di un santuario situato nelle grotte. Sono un grande polo per il turismo religioso, dedicato a Karttikeya, il Deva della guerra, la cui statua dorata alta 42 metri domina l’ingresso delle grotte.
Giunti ai piedi della ripida scalinata che porta al santuario si rimane meravigliati davanti a tale grandezza, la statua raggiunge dimensioni difficili da percepire, ci si sente quasi impotenti davanti a tanta maestosità.
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Prima di iniziare la scalata dei 272 gradini, io e i miei compagni di viaggio ci accorgiamo di un cartello che invita i visitatori ad aiutare gli operari, intenti in lavori di costruzione all’intenro della grotta, portando sulla cima secchi di calce, mattoni o quanto possa servire ai lavori. Non ci sono altri mezzi per portare su il materiale necessario e la scalinata è molto lunga e faticosa, così hanno pensato di avvalersi della solidarietà e dell’intraprendenza dei turisti. Non potevamo non dare il nostro contributo!
Mentre si sale la scalinata si può ammirare un meraviglioso skyline della città con le Petronas e la Menara Tower. Un quadro urbano che si staglia tra le rocce della collina che ne diventano la cornice. E mentre si è intenti ad assaporare la vista macachi curiose e affamate iniziano a girare intorno alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare!
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Le Batu Caves sono delle grotte calcaree, il nome deriva da quello del fiume che scorre nelle vicinanze, il Sungei Batu. Si parla di una formazione geologica che ha più di 400 milioni di anni, e le sue grotte furono utilizzate dalle popolazioni aborigene malesi come ripari. Questo patrimonio è stato portato alla luce dal botanico inglese a William Hornaday nel 1878, e solo qualche anno più tardi ha iniziato ad avere una connotazione spirituale. Infatti Thamboosamy Pillai, un ricco mercante indiano di stagno, decise di edificare un tempio dedicato al dio guerriero Karttikeya, o Murugan, all’interno delle cavità della collina.
Intorno al 1982 le grotte divennero una delle destinazioni più importanti per gli induisti per celebrare il Thaipusam, un rito celebrato ancora oggi ogni anno nelle caverne. Con il tempo il sito religioso ha subito numerosi ampliamenti con la costruzione di altri templi collocati anche fuori dalle caverne. E come ultima chicca, nel 2006, è stata edificata l’enorme statua dorata, la più alta del mondo dedicata della divinità.
L’interno di queste caverne è davvero molto ampio, in una zona sopraelevata si trova il tempio dove poter pregare, sormontato da una grande apertura della roccia verso il cielo. La luce naturale quindi inonda la grotta permettendo anche la nascita di una rigogliosa vegetazione sulle pareti, dove i macachi sono soliti arrampicarsi diventando anche loro parte integrante della bellezza di questo posto.
Accanto alla Temple Cave si trova la Dark Cave l’unica che richiede un biglietto d’ingresso. Qui i più avventurosi potranno fare un tour guidato nel cuore della caverna lunga 2 km, che prevede stalattiti, stalagmiti, serpenti, insetti e migliaia di pipistrelli che popolano questi siti.
Nonostante sia un frequentatissimo polo turistico, non solo religioso, perdendo quindi un po’ di spiritualità, non si può dire di aver visitato KL senza aver visto le Batu Caves.
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