Rieti tour enogastronomico che ci porterà a scoprire anche il territorio della provincia. Terra di monti e laghi, il reatino risente di una tradizione enogastronomica strettamente legata al suo territorio, con una forte predilezione per i primi. Non sono solo le attività invernali a motivare il turismo in questa provincia che offre interessanti aree protette dove praticare trekking, birdwatch e mountain bike: dal Parco regionale naturale dei Monti Lucretili a quello del Sirente-Velino, non dimenticando la Riserva naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile.
Parlando di “Rieti tour enogastronomico” e delle prelibatezze culinarie, il primo per eccellenza del reatino non può che essere lo spaghetto all’amatriciana, piatto conosciuto in Italia (e nel mondo, anche se spesso del tutto dissimile dall'”originale”…), specialità di Amatrice, paese delle 100 chiese, per la salsa gustosa a base di guanciale, pomodoro, sale, pepe e pecorino. La piccola Amatrice è una cittadina ubicata all’interno di una conca dove si incrociano ben quattro regioni. Abitata sin dalla preistoria assunse la sua importanza a causa della vicinanza via consolare Salaria, all’epoca dei romani. Una sua visita deve annoverare la Torre civica del Duecento, la chiesa di Sant’Agostino e quella di Santa Maria di Porta Ferrata oltre che al piccolo centro storico.
Va pure dato merito all’olio locale se l’arte culinaria reatina riesce ad attrarre su di sé l’attenzione dei buongustai. L’olio, di cui è particolarmente famoso quello di Fara Sabina dove si trova l’Olivo più grande d’Europa, è alla base di ogni piatto tipico, oltre ad essere prodotto d’esportazione. Un motivo ci sarà se pure il medico Galeno (II secolo d.C.) lo definì come il migliore del mondo antico. Per chi volesse saperne di più a quest’olio è stato dedicato un museo a Castelnuovo di Farfa.
Lasciamo per un attimo il nostro “Rieti tour enogastronomico” e dedichiamo un momento del nostro girovagare a Fara in Sabina, abitata sin dall’epoca preistorica, che offre la possibilità di visitare molte testimonianze artistiche di un nobile passato. Oltre al richiamo principale, costituito dalla celebre Abbazia di Farfa, nel centro storico, il quattrocentesco Palazzo Orsini, quello dei Farnese di un secolo più tardi. L’abbazia di Farfa (a Fara in Sabina) e Greccio, sono delle stimolanti destinazioni per chi desidera effettuare un viaggio all’insegna del turismo religioso.
Tra gli altri primi rinomati ci sono le Stracciatelle in brodo, piatto a base di uova e formaggio grattugiato; gli Spaghetti alla carrettiera, con olio, aglio crudo e pecorino; le Fettuccine alla grecciana, con salsiccia di maiale fresca sbriciolata, peperoncino e piselli, piatto tipico del paese famoso per il primo presepe vivente nel mondo. E poi, gli Strengozzi alla reatina, una pastasciutta spessa fatta a mano con acqua e farina e tagliata a strisce. Il sugo si prepara con grasso di prosciutto, oli d’oliva, peperoncino piccante, dadini di prosciutto fresco, pomodoro e piselli. Un altro piatto di pasta fatta in casa, tagliata grossolana a strisce larghe o rombi, tipica di Fara Sabina e Castelnuovo, è quello noto come le Fregnacce, condite con spezie, olive nere, funghi, carciofini, aglio e pomodoro nella versione sabina, con pesto di maggiorana, aglio, peperoncino rosso e olio di frantoio nell’altra.
Tipici di Salisano, paese medioevale nel cuore della sabina, sono i Maccheroni a fezze, fatti tirando l’impasto con la mano bagnata d’olio a formare un unico sottile spaghetto. Conditi con sugo di castrato o in bianco, ma con abbondante pecorino. Le Sagne di Scandriglia sono a base di farina e uova e vengono condite con sugo rosso di carne tagliata finemente a mano, assolutamente mai macinata. In ogni paesino non mancheranno di proporvi le minestre a base di verdure e cereali, soprattutto farro, da arricchire con crostini di pane casareccio strofinati di aglio crudo o con aggiunta di tartufo grattugiato, come a Leonessa. Il tartufo abbonda in molte zone e lo si può degustare nell’itinerario “La Strada del Tartufo e della Castagna“, nella valle del Turano. Di queste sono note quelle rosse del Cicolano e i Marroni di Antrodoco.
I secondi sono a base di carni bianche o cacciagione, come il pollo alla diavola o l’abbacchio in guazzetto, noti anche in altre regioni, mentre più tipico è il maialino allo spiedo farcito con aromi e lardo, fegato e cuore soffritti nel vino cotto, originario di Poggio Bustone, il paese di Lucio Battisti. Da ricordare anche gli Stracci di Antrodoco, sottili frittatine arrotolate con carne, verdure e formaggio, cosparse di sugo e cotte in forno in più strati. Un rustico, preparato secondo un’antica ricetta, si trova a Stimigliano. E’ il Fallone, un calzone di pasta di pane, ripieno di erbe aromatiche. In antipasto o come secondo sfizioso i formaggi non mancano di certo in una terra di antica e autentica tradizione rurale come questa. Oltre a ricotte e caprini, ci sono molti pecorini, freschi o stagionati, e il Fiore molle di Leonessa, aromatizzato allo zafferano.
I dolci locali sono rustici e genuini come la terra in cui sono stati concepiti: i Terzetti, biscottini morbidi con miele e noci, la Copeta, un impasto di miele tra foglie di lauro. Per quanto riguarda il vino, la provincia di Rieti presenta una sola Doc, il Colli della Sabina, ma in ogni tipologia, per adattarsi a tutti i piatti, dall’antipasto al dolce.
Finisce qui il nostro “Rieti Tour enogastronomico”, al prossimo viaggio!
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