Pronti a continuare il viaggio in Rwanda e Uganda? Per voi un nuovo episodio della mia avventura!
Qui potete trovare gli articoli precedenti:
Viaggio in Rwanda e Uganda: un visto… da paura!
08 settembre 2015, h. 13.40?
Ieri (07/09) siamo stati a Kigali. Di giorno la città, che conta circa 500.000 persone e si snoda su varie collinette, è tutta viva di gente che cammina, vende e compra.
Siamo andati subito all’ufficio dell’ORNTP per confermare la visita ai gorilla e, lì, ci hanno solato subito altri $. 50 dicendoci che il trasferimento del denaro dall’Italia aveva coperto solo 965 dei 1000 dollari necessari e che, tolte le commissioni, mancavano ancora $. 48: i restanti $. 2 se li è “trattenuti” senza colpo ferire l’amica del banco…
Ottenuta la conferma della nostra prima ragione del viaggio, ci siamo diretti al Memorial sul Genocidio del ’94 con un taxi.
Siamo entrati alle 11.00 circa ed abbiamo perso la cognizione del tempo, presi in ostaggio dall’orrore. Avevo letto molto sul genocidio rwandese ed ero preparato “in materia” per aver visitato anche Auschwitz, ma foto e filmati rimangono, comunque,
sconvolgenti. Lungo il percorso interno il silenzio dei visitatori era rotto dai loro stessi singhiozzi di pianto, tra cui quello di Ba. I visi di tutti sono rimasti contratti sino all’uscita e, quando ci siamo seduti per un attimo nel Giardino della Memoria, Ba, di nuovo, ha eruttato in un pianto triste e compassionevole.
Il Museo è ben tenuto, con la dignità che merita e, nonostante qualche accenno propagandistico, i vincitori, che ne sono stati i costruttori, hanno dipinto i fatti con accettabile moderazione, segno almeno apparente di una reale volontà di riconciliazione. Ma quanto ciò è difficile possono saperlo solo loro.
Usciti dal Memorial è impossibile non guardare i rwandesi con occhi interroganti: chi è stato vittima e chi carnefice? Lungo le strade, incoscientemente, selezioni uomini e donne in Hutu e Tutsi, contribuendo a tenere in vita una divisione assassina. Poi ci sono i tanti, troppi mutilati. Il sospetto che potesse essere il “risultato” dell’atrocità della pulizia etnica è ora certezza e la loro costante presenza rammenta a tutti cosa è accaduto. D’altra parte, pur se tutto sembra tacere ed il paese appare tranquillo agli occhi del visitatore, basta prendere tra le mani un giornale per accorgersi che, quotidianamente, si parla ancor oggi del genocidio e delle sue conseguenze: la guerriglia nel north Kiwu; il generale Nkunda, i processi; le centinaia di migliaia di profughi…
Abbiamo pranzato al… supermarket, dove oltre ad acquistare il necessario, se si vuole, si può consumare direttamente in loco su un tavolo molto grande appositamente attrezzato. I rwandesi nostri commensali, mentre mangiavano fritti e panini accompagnati con latte in busta, ci hanno fissato stupiti per tutto il tempo: evidentemente non è la norma che un “ricco” uomo bianco scelga di cibarsi alla stregua della gente del posto. In effetti, nei pressi dell’hotel delle Mille Colline, ci sono due enclave riservate ai ricchi della città ed ai turisti. Anche noi ci siamo avvicinati, ma non ci siamo fermati perchè non ci hanno incuriosito. Abbiamo voluto, però, concederci una birra proprio al celebre hotel delle Mille Colline che, a bordo piscina, è bello e rilassante.
Difficile immaginarlo, oggi, rifugio di tante persone durante il genocidio. Cena al Poseidon Restaurant dove abbiamo usufruito, sempre unici bianchi, del self service: abbiamo preso degli spiedini invitanti, che si sono rivelati inaspettatamente ottimi, e banane cotte ($. 10). Poi a letto.
Oggi ci siamo svegliati alle 07.00 (per noi), abbiamo fatto colazione e, di corsa, ci siamo diretti alla stazione dei bus (già prenotato ieri). Aspetta, aspetta, l’autobus delle ore 09.00 non partiva mai e i locali ci redarguivano pazienti: “no pas encore”. Siamo
finalmente saliti sul minibus alle 09.50, pensando che l’Africa è questo. Invece, dopo circa un’ora, abbiamo scoperto, con due giorni di ritardo, che in Rwanda non si osserva l’ora legale! Eravamo noi ad essere, da due giorni, un’ora avanti!!!
Dai finestrini abbiamo scoperto come le strade, qui in Rwanda, pur se molto migliori rispetto a quelle dell’Uganda (e, pare, tra le migliori dell’Africa), siano fatte per gli uomini e per le donne (e per i bambini!) e, solo molto limitatamente, per le pochissime auto. Una fila ininterrotta di persone si dipana su questi sentieri di asfalto. Sono migliaia, in transito a piedi da un villaggio all’altro con cesti e fascine in equilibrio sulla testa, bambini legati dietro le spalle e vesti colorate: in maggioranza sono donne.
Arrivati a Ruhengeri abbiamo preso alloggio al Muhabura Hotel (20.000 franchi Rw al dì, $. 40). Pare sia il migliore del paese, la camera è grande e, sul metro rwandese, buona, ma certo sarebbe inaccettabile per una qualsiasi città occidentale.
Viaggio in Rwanda ed Uganda – Fine terza puntata – Continua…
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