Sorseggio Margarita, qui a Cancún, sdraiata su una sabbia bianca che riflette le onde di luce, proiettate, a grandi strati, dal sole. Mi giro verso il Mar dei Caraibi e sospiro pensando alle civiltà Maya e poi alle famiglie di pescatori che hanno vissuto e costruito questo posto.
È un sogno a occhi aperti, lo so, ma non svegliamoci.
Tutto parte nel 1967, anno in cui il governo messicano individua tra alcune località del Quintana Roo, potenziali mete turistiche dove gli investimenti avrebbero portato a uno sviluppo radicale del territorio.
Cancún con i suoi grandi campi da Golf, le barriere coralline, lo snorkeling ma anche la pesca, la riserva naturale Yum Balam, la Laguna Yalahau, non può essere snobbata.
Inoltre il caliente richiamo dell’America Latina e i flamboyant, questi caratteristici alberi, detti di fuoco per le artistiche fioriture rosso-arancio, hanno un potere su questa città che non passa inosservato.
Nel crocevia di acque del Golfo del Messico e il Mare dei Caraibi spunta la Isla de Holbox, un’isola pressoché vergine a Nord di Cancún, con una variegata presenza di abitanti acquatici, dagli squali alle tartarughe marine ai famosi tarponi, che si mettono ogni giorno in competizione con i colleghi dell’aria (oltre centocinquantamila specie di uccelli tra cui pellicani, aironi, fenicotteri).
Se si visita Holbox nei mesi di giugno e settembre, non si può perdere l’arrivo degli squali balena, che raggiungono addirittura i 15 metri di lunghezza. Sono docili, al punto che è possibile nuotare al fianco di questi giganti in tutta tranquillità e vivere un’esperienza indimenticabile.
Altresì non si possono perdere le mangrovie a bordo di un kayak; il percorso nella natura a bordo di un cavallo o delle nuotate mozzafiato nella laguna Yalahau. Quest’ultima è considerata una fonte della giovinezza fin dai tempi della civiltà maya.
Non dimentichiamoci di assaggiare le prelibatezze culinarie a base di pesce e frutti di mare freschi tipiche dell’isola e di mangiare una “pizza di aragosta“, uno dei piatti più famosi.
Più verso l’interno della penisola dello Yucatan, a sud di Cancún, si scopre invece il complesso archeologico di Chichén Itzá, uno di quei luoghi sacri dove tutto può succedere. Anche che una piramide di trenta metri, il Kukulkan (Dio del Serpente piumato), ne custodisca altre due più piccole in un sistema a scatole cinesi. Un vero gioiello del luogo che desta curiosità.
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