Earth Day ormai come una festa alla Terra. Al modo di vivere il suolo.
Bisogna voler bene alla Terra. Bisogna voler ancora più bene al sottosuolo. Gli speleologi, che conducono continue campagne di scoperta, lo sanno, sotto di noi regna un grande tesoro, una geometria di cunicoli, tombe, città sepolte. Non c’è da meravigliarsi se ogni tanto, mentre si scava, i lavori edili vengono fermati, perché lo strato su cui camminiamo non è che un ponte sospeso.
L’idea che la Terra sia composta di strati mi affascina molto. E, quando posso, mi infilo nel buio profondo delle sue cavità per trovarmi a contatto con le superfici porose delle rocce, l’odore acuto dell’umidità, il silenzio incustodito.
L’Earth Day è come una luce che si accende, una ricorrenza che riporta l’attenzione alle meraviglie del mondo, quelle senza artifici, uniche, ricche di storia e figlie di calamità naturali.
A volte anche i cunicoli, che altro non sono che opere maestose di ingegneria idraulica, vedono la luce. Infatti, queste reti -che servivano un tempo a drenare le acque e convogliarle lontane dai centri abitati-, essendo state inglobate dentro le proprietà private di qualcuno, maltenute e abbandonate, in alcuni tratti, sono franate.
Sono nati così dei lucernari a cielo aperto, dai grandi occhi, capolavori d’arte scolpiti dalle intemperie. Veri e propri buchi nella terra dove, spesso, rimangono aggrappati alberi resilienti, la cui forza delle radici li lascia lì, appesi nel nulla, a ripensare al proprio equilibrio.
Camminare sotto una collina porta a visitare spazi piccolini, angusti, embrioni da cui rinascere. Un giro dentro l’essenza. Dentro lo scavo realizzato dagli antenati etruschi. In quei solchi tra rocce e acqua. Dove si sente macabro il silenzio, tra echi di gocce che cadono e profondità nascoste che salgono.
Ci si sente agguantati dal demone oscuro, senza sembianze, una specie di guardiano degli inferi, annoiato, che non dorme mai e aspetta che qualcuno scenda a trovarlo.
Ma non è un incontro horror, è più una sfida tra chi conosce bene i cunicoli e chi invece li percorre con in mano una torcia. Una eloquente caccia ai pipistrelli tra sipari di ragnatela e facce animalesche che spuntano dalle rocce.
Se si vuole davvero scendere fino all’ultimo anello basta spegnere la torcia. Restare lì in mezzo, senza appigli, senza respiro. Sì, la paura per il vuoto brama, lambisce la mente, ma in quel vuoto si sente il pulsare della terra.
Dedica il tuo Earth Day alla scoperta di un luogo, il mio si trova a Formello, sul torrente Crèmera, è un lucernario sotto cui mi piace ascoltare la voce del demone oscuro che si confonde con quella degli alberi sospesi, una cattedrale di segreti. Si accede facilmente.
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