Il Castello di Roccascalegna, una suggestiva fortezza in Abruzzo avvolta da una macabra leggenda

Arroccato su uno sperone roccioso a picco nel vuoto si erge un meraviglioso castello ricco di storia e leggende, nonché set di numerosi film. Stiamo parlando del Castello di Roccascalegna in Abruzzo.

Il Castello di Roccascalegna

Il meraviglioso castello si trova in una location di per sé suggestiva, il promontorio offre una vista meraviglioso colorata dal brivido dell’altezza. Si trova nel comune di Roccascalegna, in provincia di Chieti e domina l’abitato dalla sua posizione.

Castello di Roccascalegna (wikipedia)

E’ un castello che risale al XI-XII secolo nato dall’ampliamento di una torretta da guardia di origine longobarda. La fortezza si ampliò sempre di più tra il ‘500 e il ‘600 e dopo un lungo periodo di abbandono e degrado negli ultimi anni del ‘900 venne restaurato e aperto al pubblico.
Una volta superati i vicoli del paese si arriva alla chiesetta di San Pietro da cui parte una erta scalinata scolpita nella roccia, che conduce fino al castello. Arrivati in cima si possono ancora ammirare i resti dell’antico ponte levatoio e si accede poi al cortile interno. Una grande cinta muraria circonda il castello isolandolo da resto del contesto, situazione favorita anche dalla posizione elevata e dallo strapiombo a picco sotto le mura.

La leggenda del Castello di Roccascalegna

rendere ancora più affascinante il Castello di Roccascalegna è la leggenda legata ad esso. Si narra che il barone del castello, Corvo de Corvis, nel 1646 decise di imporre lo Jus primæ noctis, una legge che obbligava tutte le donne a trascorre la prima notte di nozze con il barone anziché con il novello sposo.
La leggenda racconta che l’ultima sposa, o secondo altre versioni il legittimo marito travestito con le sue vesti, salì alla rocca per adempiere alla triste imposizione ma una volta al cospetto del barone lo pugnalò e lo gettò dalla rupe. Prima di precipitare però sembra che il barone abbia lasciato l’impronta della sua mano insanguinata sulla roccia, un’impronta che non andò più via.

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Pubblicato da
Marida Muscianese

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