Nella nostra vita quotidiana non facciamo che annotare liste: della spesa, di ciò che dobbiamo fare, pagare, evitare, ma oltre tutti i “doveri ” non dimenticatevi mai di aggiungere la nota VIAGGIARE. Quest’anno nella mia lista c’era scritto Perù! Obiettivo raggiunto! E con molto piacere voglio raccontarvi il mio viaggio in Perù, un itinerario completo da considerare come una guida molto utile, soprattutto se anche sulla vostra lista dei “doveri” avete annotato un viaggio in Perù!
Quando facciamo un viaggio lo viviamo 3 volte: nella preparazione, colma di aspettative e adrenalina, mentre lo stiamo vivendo, passo per passo, giorno dopo giorno e infine quando lo ricordiamo, con gli occhi che brillano e il sorriso sul volto al solo pensiero di ciò che è stato.
Oggi tenterò di trasmettervi in queste poche righe il mio viaggio in Perù, in tutti i suoi tre stati, unici come i paesaggi che ho attraversato, magici come la terra che mi ha ospitato, indimenticabili, come l’emozioni che quel popolo mi ha donato.
Premetto che non l’ho affrontato da sola, ma con 4 ragazze stupende, eclettiche, dinamiche, divertenti e soprattutto sempre pronte a mettersi in gioco, che credo sia una delle migliori qualità per affrontare il viaggio della vita e del Perù.
Zaino in spalla, con tutto il necessario racchiuso in 10 kg circa per 14 giorni in Perù, una scelta combattuta per 5 ragazze che sono capaci di partire per un solo weekend con una valigia da 12 kg! E poi ancora, una guida piena zeppa di post-it, una mappa che evidenzia le tappe fondamentali, una macchina fotografica di ultima generazione acquistata per l’evento e tanta voglia di emozionarsi. E si parte… destinazione Perù!
28 Ottobre: Milano- Miami- Lima è stato il tragitto migliore per noi. (Ricordatevi in questo caso di fare sempre l’Esta se siete di passaggio per gli Stati Uniti). Dopo un giorno di viaggio siamo atterrate a Lima e cariche dei nostri zaini abbiamo iniziato la nostra avventura.
Se state programmando un viaggio in Perù, non preoccupatevi di dover prenotare ogni cosa, trasporto o notte in albergo, cercate di vivere questa esperienza senza troppe ansie e paletti, vivetela giorno dopo giorno, senza timore, perché posso assicurarvi che nulla è complicato e in ogni modo troverete in questo popolo la risposta giusta ai vostri problemi e alle vostre perplessità.
Uber è l’aiuto numero uno! Appena atterrate a Lima con 12 euro circa ci siamo dirette alla stazione degli autobus La Victoria e con 50 sol (moneta locale), circa 14 euro, viaggiato verso Ica (4 ore e 15 no stop).
Appena arrivate ad Ica abbiamo chiesto informazioni per Huacacina, una cittadina poco distante dove avevamo prenotato la notte nel Huacacinero Hotel, circondato da dune di sabbia altissime che dovevamo assolutamente raggiungere prima del tramonto.
Qui abbiamo conosciuto il nostro “guro” Edgard, la nostra guida che ci ha accompagnato e comunque aiutato per la maggior parte del nostro viaggio in Perù.
Una delle particolarità di questo popolo è la loro disponibilità senza troppe pretese, la voglia di aiutare e rendersi utili senza secondi fini, la purezza dell’animo, l’amore per la natura, delle qualità a cui purtroppo non siamo più abituati e che a volte ci rendono diffidenti.
Partenza ore 7 locali , con un fuso di meno 6, quindi non dimenticate di mettere nello zaino la Dea Melatonina! Con Edgard ci siamo dirette alla Riserva Nazionale di Paracas, una delle aree naturali protette che conserva campioni rappresentativi degli ecosistemi marini-costieri, offrendo protezione a varie specie di flora e fauna che vivono in quella zona, come leoni marini, delfini, fenicotteri, pinguini di Humboldt.
All’interno della riserva si trova il Candelabro, un geoglifo situato a nord- est della baia di Paracas. Qui abbiamo gustato il nostro primo cevice, uno dei piatti tipici della cucina peruviana, accompagnato dal famosissimo Pisco Sour : pisco, sciroppo di zucchero, succo di limone, albume, angostura e ghiaccio.
Finito il nostro pranzo e scattato qualche foto dall’osservatorio ci siamo dirette a Nazca, 3 ore di viaggio e una notte prenotata su booking appena una connessione internet si è resa disponibile. (circa 15 euro a persona).
Durante un viaggio in Perù impossibile non visitare Nazca. Le famose linee di Nazca, Patrimonio dell’Umanità, sono dei geoglifi perfetti tracciati sul terreno, nel deserto di Nazca. Sono stati tracciati tra il 300 a.C ed il 500 d.C dai Nazca, rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del terreno, lasciando così un contrasto più chiaro con il pietrisco sottostante. Le oltre 13.000 linee formano più di 800 disegni, fra cui il colibrì, il ragno di circa 45 metri, la lucertola di 180, il pappagallo, la balena. Il perché della loro esistenza è ancora in dubbio, c’è chi suppone fossero una forma di culto, chi un significato astronomico, chi addirittura un messaggio degli dei.
In ogni caso assicuratevi di sorvolarle con la compagnia giusta e sicura (noi abbiamo optato per la linea Cerro blanco) e per colazione tenetevi leggeri, altrimenti potreste incorrere in spiacevoli inconvenienti durante il sorvolo.
Da qui potete approfittarne per visitare gli acquedotti e il cimitero e poi raggiungere il centro, Plaza de Armas e deliziare il palato con delle specialità culinarie locali, fra cui l’ avocado ripieno, le patate alla Huancaina e El Patron: un piatto di pollo e cipolle.
Preparatevi psicologicamente e anche qualche giorno prima ad acquistare il biglietto per Arequipa, cercate di viaggiare nelle cuccette, perché qui il viaggio si fa duro, linea Cruz del Sol, 11 ore di autobus. PS : rischio piaghe da decubito ☺
Arrivate sconvolte dopo un viaggio infinito ci siamo dirette verso la nostra prima tappa della città, il Monastero di Santa Catalina, uno degli edifici religiosi più affascinanti di tutto il Perù. Un complesso di 20.000 mq, fondato nel 1580 da una vedova benestante. Iniziando dall’arco del Silencio si entra nel Chiostro delle Novizie.
Dopo 4 anni di noviziato, durante il quale le famiglie erano costrette a pagare 100 monete per ogni anno, le monache potevano scegliere se lasciare il convento o prendere i voti e passare così nel Chiostro degli Aranci, che rappresentano la vita eterna. Da qui si prosegue nella visita del convento, fra colori caldi e accesi, celle, lavanderie, spazi di ritrovo e preghiera, storia e culti.
Vi consiglio di prendere una guida all’ingresso, non avrebbe senso rinunciare a tutto questo per pochi euro.
Prima di addentrarvi nel mercato di san Camillo , concedetevi una colazione a base di: empanadas de queso o carne ,tartaleta de pina, postel de coco e iniziate a bere il famoso Mate de Coca.
Comprate delle foglie di coca da masticare e partite come me, con un piccolo thermos da viaggio per avere sempre del the a portata di mano e se questo non dovesse bastare, acquistate delle pillole per l’altitudine in farmacia, da qui si comincia a salire notevolmente.
Forse perché è stato il primo impatto con il vero Perù, ma la Reserva Nacional de salinas agua blanca è stato uno di quei spettacoli, di quelle emozioni e paesaggi che credo ricorderò intatto per tutta la vita. Colori vivi, accesi, silenzi, orizzonti perfetti, lineari interrotti parzialmente da mastodontici vulcani.
Non ci sono alberi, costruzioni, case, c’è solo l’infinita Madre Natura che genera il suo splendere, leviga, fiorisce e ci lascia con la testa appoggiata al finestrino incantate, ad ammirare quello che non avremo mai aspettato di trovare.
Una riserva circondata da tre vulcani: Pichu Pichu 5664 m, Chachani 6075 m, Elmisti 5822m. Qui si racchiude la natura nella sua originalità, l’aria pura che forse mai riuscirete a respirare, le alte pianure andine dove vivono gli alpaca che vi faranno intenerire e scattare milioni di foto in tutte le loro smorfie, il verde, il silenzio sufficiente per lasciarvi senza fiato, l’arrivo sul lago salato, che in questo periodo troverete sotto forma di distesa ghiacciata e che fra marzo e agosto è invaso da fenicotteri rosa.
L’ unico tasto dolente? L’altitudine che inizia a sentirsi, la testa dolorante e il freddo della notte che vi colpirà senza troppi preavvisi. L’ escursione termica fra giorno e notte la realizzerete appena arrivati a Chiway, e che fai, non Chi- way?!
Con l’aria fresca del mattino e una colazione a base di mate di coca, che qui potete bere tranquillamente senza avere il timore di essere arrestati al primo sorso, (quindi approfittatene e non badate a foglie ☺!!!) ci siamo dirette verso il Canyon del Colca (visto 70 sol) per arrivare al Cruz del condor.
Il condor nella mitologia Inca aveva il compito di portare le anime dei morti al sole, dove sarebbero rinati per completare il ciclo vitale.
Rocce taglienti, gole profonde, rupi, terrazzamenti gialli e verdi sotto ai nostri occhi e in un attimo il silenzio, lo stupore, lui in tutto il suo splendore pronto per farsi immortalare in tutta la sua eleganza. Nel mondo i condor non raggiungono i 10.000 esemplari, quindi oltre ad essere un vero privilegio non è sempre possibile e scontato vederne uno.
Nella via del ritorno abbiamo fatto una piccola tappa pochi passi da Pinchollo per ammirare lo spumeggiante geyser del infiernillo, una passeggiata al mercato Maca, un pranzo a base di lomo saltado, riso e patata fritta e poi altre 6 ore di bus direzione Puno.
Se avete qualche giorno in più vi consiglio di concludere la vostra giornata concedendovi un po’ di relax nelle terme di Chiway.
Sveglie sulla terra ferma, con la Bolivia e i suoi traffici di contrabbando a pochi passi, ci dirigiamo cariche di zaini in spalla verso il porto di Puno per navigare fra le acque del lago Titicaca, il lago più alto al mondo e pernottare in una delle isole del lago.
Dopo 30 minuti di navigazione arriviamo sulla Isla de los Uros, una civiltà galleggiante, costruita da giunchi totora intrecciati fra loro. Un luogo inverosimile.
Veniamo accolte da alcune donne che sembrano provenire da cartoni animati, colorate, sorridenti. Si muovono scalze su queste piattaforme galleggianti e ci porgono dei grandi cappelli per proteggerci dai raggi del sole cocente. Ci mostrano le loro abitazioni minimal, composte da un letto ricoperto da coperte, vista l’assenza di ogni tipo di riscaldamento, vestiti accatastati e alcuni dei loro lavori fatti a mano che vendono per vivere dignitosamente sull’isola.
Soddisfatte della loro vita non cercano altro, anche se molto probabilmente questa sarà l’ultima generazione destinata a vivere sull’isola, considerando che i figli oramai frequentano le scuole a Puno e molti di loro mercanteggiano sulla terraferma. I pannelli solari sono le uniche forme di modernità che spuntano dietro le capanne.
Lasciata alle spalle Uros, dopo altre 3 ore di navigazione siamo arrivate sull‘isola di Taquile, con 2000 abitanti. Riconosciuta come patrimonio UNESCO, si basa su tre regole fondamentali: non mentire, non rubare, non oziare.
La cosa che ci colpisce è il loro vestiario fatto di cappelli e cinture colorate, ma nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio è un marchio, un riconoscimento sociale che mostra a tutti se si è single o sposati, un po’ come le nostre fedi ma senza dubbio più appariscenti. Qui, la trota di lago più buona che abbia mai mangiato. Dopo circa un’altra ora di navigazione arriviamo sull’isola di Amantani, dove abbiamo trascorso la notte.
Naturalmente non ci sono alberghi, ma abitanti del luogo che mettono a disposizione le loro case e la loro tavola per pochi sol. Vestite da vere peruviane siamo arrivate a 4150 m, in alto, verso la porta della Pachamama, la divinità venerata dagli Inca che simboleggia la Madre Terra, la dea dell’agricoltura e della fertilità.
Alzati gli occhi al cielo le stelle erano cosi vicine da poterle afferrare, la serenità è il sentimento più grande che oggi ancora ricordo vivo nitido e le lacrime erano solo il risultato di tanta riconoscenza davanti allo spettacolo della natura e della vita.
La leggenda narra di fare almeno un minuto di silenzio, esprimere un desiderio e prendere 3 pietre e appoggiarle l’una sull’altra all’estremità della Pachamama, chissà, vi saprò dire…
Una cena a base di verdure, riso, mais tostato e mate de coca, una notte stellata avvolta da mille coperte e una sveglia all’alba ci ha riportato sulla terra ferma.
Questa giornata la ricordo con un leggero prurito:
Anche se stanchissime non rinunciamo a fare un giro per la cittadina, completamente diversa dai posti incontaminati a cui eravamo abituate a muoverci. Qui è tutto molto turistico, dai ristoranti alle stradine illuminate, i negozi anche abbastanza costosi per lo stile di vita del paese e le rotaie del treno che attraversano la città rendono tutto così scenografico.
La sveglia suona per le 4.30 ma la pioggia battente mi sveglia ancor prima. Le montagne mi circondano e anche se la pioggia è l’ultima cosa che avrei voluto, mi affascino a guardarla, ancora stordita dalle poche ore di sonno con in mano una tazza gigante di mate di coca.
Ci prepariamo per raggiungere a piedi la nostra meraviglia, il Machu Picchu.
Un’ora e trenta di camminata, fra qualche pit- stop per accertarci che tutte fossimo sane e salve e senza troppi giramenti di testa, gradini alti, un sentiero ripido e a tratti infinito, tenacia, poche parole per risparmiare il fiato e finalmente l’arrivo.
A 2.430 metri circondato da ripidi precipizi, costruito su una cresta rocciosa, emerge dalla foresta questo sito spettacolare, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dal 1983.
Il Machu Picchu è la più grande eredità lasciata dalla civiltà Inca, con circa 200 edifici e una zona rurale di terrazze e canali d’irrigazione.
La valle divenne uno dei rifugi degli Incas contro i conquistatori spagnoli, dimenticata per circa tre secoli, venne scoperta dall’americano Hiram Bingham, per caso, mentre cercava la città di Vitco.
La sua conservazione, le pietre levigate una sull’altra hanno resistito negli anni senza malta, la perfezione di questi enormi blocchi di pietra sorprendono chiunque e fanno si che questa sia una delle 7 meraviglie del mondo moderno.
Leggi anche “Il suggestivo complesso storico-religioso di Machu Picchu, Patrimonio mondiale dell’Umanità“
Terminata la nostra visita siamo corse a ritirare gli zaini in albergo e ci siamo dirette alla stazione per far rientro a Cusco.
La prima classe con un tipico spuntino andino, le finestre panoramiche fino al soffitto del vagone e le sfilate di moda per mostrare i tipici capi in alpaca e dei folcloristici balli peruviani hanno concluso in bellezza la nostra giornata. Eravamo decisamente stanche ma ricche di emozioni e empanadas ☺
Prima dell’arrivo a Cusco, una piccola tappa a Maras e Moray che si trovavano sulla via del ritorno.
Maras è famosa per le sue terrazze salate al fianco della montagna. Oltre 3200 m corrono un torrente di cloruro di sodio, dai tempi pre-inca gli indiani cominciarono ad estrarre il sale. L’evaporazione dell’acqua consentita da una forte fonte di calore lascia spazio ai cristalli di sale che dopo circa un mese possono raggiungere i 10 cm.
Uno spettacolo che non credo sia possibile ammirare in altre parti del mondo, qui ho approfittato nel comprare piccole porzioni di sale da cucina e da bagno, avrei abbondato nelle dosi ma il mio zaino in spalla sarebbe esploso a breve.
Il sito di Moray era un centro di ricerca agricola inca. Le terrazze concentriche hanno permesso di creare una ventina di microclimi diversi. Al centro la temperatura era più alta e si ammorbidiva poi in periferia.
Io vedevo solo campi da calcio concentrici, ma dopotutto l’altitudine può fare brutti scherzi☺
Anche oggi il relax non ci è ancora concesso, la sveglia suona alle 4 del mattino e con il mio thermos di mate di coca prendo posto sull’autobus, direzione montagna dei 7 colori, 5.036 m sopra il livello del mare. Vista l’altitudine non esitiamo a prendere le pastiglie acquistate in farmacia e dopo 2 ore di autobus arriviamo a destinazione.
Ci sono due opzioni: si può raggiungere la cima della montagna a piedi oppure optare per una gita meno impegnativa a cavallo, naturalmente noi amiamo le sfide e ci dirigiamo combattive verso la cima. Per quanto mi riguarda è stata la giornata più dura e pesante, ogni passo stava diventando un vero e proprio incubo.
Il freddo è un ostacolo che il mio corpo difficilmente riesce a tollerare e superare e, anche se il meteo che avevo controllato la sera precedente non aveva accennato minimamente a bufere o acquazzoni ci ha colpito di sorpresa dopo soli 20 minuti dal nostro inizio. Un freddo gelido, pioggia, neve, le mie mani che a malapena riuscivo a percepire, il calore che cercavo di produrre soffiando, la mancanza di ossigeno, hanno trasformato la mia salita in un vero incubo.
Fortunatamente le mie compagne di viaggio hanno provato a scaldarmi in ogni modo e dopo un’ora e trenta quella cima sempre così lontana era sotto ai nostri piedi.
Una tavolozza di colori strappata ad un pittore, un arcobaleno gigante davanti ai nostri occhi, colori nitidi creati grazie al deposito di minerali emersi dopo che il ghiaccio si è sciolto. Ferro, zolfo, rame ,clorito, dolomite . 5036 metri di pura emozione.
Qualche scatto per immortalare il momento e in soli 30 minuti ho raggiunto il pulmino pietrificata dal freddo. Una giornata unica in tutto il suo genere.
Una doccia bollente appena rientrate in albergo e una cena in uno dei ristoranti più consigliati di Cusco, Anima Nera. Vi consiglio il carpaccio di alpaca, il raviolo di jucca accompagnato da un brindisi al sapore di pisco sour.
Questa era la giornata tanto attesa, quella dedicata a regali e souvenir, la giornata della contrattazione, perché non dimenticatevi mai di trattare sul prezzo. Prima un giro alla Fortezza di Pisac, e poi shopping al mercato. Tovaglie colorate, calamite, gioielli della Pachamama, coperte di alpaca, presepi, file e file di bancarelle da perdere la testa.
Un brunch strepitoso nella prima avocaderia della città di Cusco, Organika e un fine serata ammirando i tipici balletti locali.
Questo è il nostro ultimo giorno a Cusco dopo tante sveglie all’alba, camminate ripide, bufere di neve e freddo gelido abbiamo bisogno di tornare in noi e di concederci quel meritato benessere che abbiamo sognato per giorni e perderci completamente in una spa fra coccole e relax. Solo adesso siamo pronte a raggiungere Lima e brindare alla nostra ultima notte peruviana.
Il volo all’alba ci riporta sul territorio statunitense, e noi cariche di bagagli e così inadeguate alla sofisticata vita di Miami ci gustiamo un tipico caffè da Starbucks e decolliamo verso Milano.
Visitare il Perù, un’esperienza da provare almeno una volta nella vita!
Un viaggio, un’avventura, un timbro indelebile nelle nostre anime, una terra che scalda il cuore.
Arrivederci Perù ??
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