Trovarsi ne l’Area del Gusto di Amatrice è come stare nel centro del mondo. Il video che venne girato il giorno dell’inaugurazione rimanda proprio a questa immagine aerea, alle capacità e al coraggio che da lì si stavano intessendo e avviando. Proprio a un chilometro dalla città sfumata. Dalle macerie.
L’area sembra infatti un punto volo, da cui decollare e in cui atterrare. Le montagne innevate si riflettono sulle ampie vetrate dei ristoranti e l’Amatriciana fuma nei piatti, disperdendo nell’aria un po’ del suo saggio profumo.
La fila davanti a ogni ristoro è l’esatta risposta dell’Italia di fronte a un problema. Quel richiamo, come un eco nella Comunità Montana del Velino, viene accolto da un turismo solidale, attento al bene degli altri più che al proprio divertimeno.
Il giorno di Pasquetta, Amatrice, si presentava proprio in questo modo: ricca di pensieri di gente, venuta da chissà quale parte della Penisola, girovaghi del mondo, amanti delle buone intenzioni.
Nel 2016 queste terre sono state derubate di tutto. E non è un modo di dire.
Addentrarsi in quel Corso, privo ormai di qualsiasi chiacchiera o risata, di una qualunque finestra da cui affacciarsi o anche di una sola panchina su cui sedersi, mostra quella faccia di una città che mai si vorrebbe vedere.
Depredata dei respiri che le sono appartenuti, dei rapporti umani che l’hanno abitata, appare come un luogo dimenticato da Dio.
Un sentiero quasi militare, ormai. Recintato da pannelli e cancellate, questi muri trasparenti, attraverso cui gli occhi vagano, appesi lì, tra i dettagli che restano e la sgranatura dei muri morti.
Non ti vien nemmeno di respirare passandoci in mezzo. Non ti vien nemmeno di immaginartelo come può essersi sgretolato così.
E quella Torre, apparsa ovunque nei telegiornali, da lì sotto, sembra così gracile, stanca. Ma è un faro, una luce potente, l’orizzonte di questa storia.
Tanto è stato l’interesse del popolo italiano verso i propri connazionali. L’Area del Gusto di Amatrice ne è un esempio. E, tra le molteplici energie, costituitesi per risollevare il destino di questa terra strozzata, c’è anche un altro buon esempio #RomaAdottaAmatrice, un progetto di grande respiro.
Parte, infatti, da una raccolta fondi da destinarsi alle aree colpite, per arrivare a individuarne le peculiarità. Nasceranno in previsione di questo progetto un’area artigianale; un Centro di Eccellenza e Formazione sugli Studi eco-sistemici e sull’Economia Circolare; un Centro di Foresteria e Centro Congressi; un Centro di Aggregazione Sociale, che funzionerà anche come primo ricovero in caso di altri eventi sismici.
Nel giardino di Amatrice c’è una statua intitolata a Camilla, la cagnolina del nucleo cinofilo ligure dei Vigili del fuoco che soccorse e salvò la vita a molti abitanti rimasti sotto le macerie quel 24 agosto. Il primo giugno dell’anno successivo, il Border Collie, perse la vita durante un intervento nelle campagne di Bergeggi, nel savonese. Il cuore di Amatrice ha battuto tanto forte e ha voluto tenere stretto a sé il ricordo di questa impavida cagnolina.
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