Improvvisamente sulla cartina individuo le Tombe dei Saaditi, penso, ecco, questo potrebbe essere il terzo segreto di Marrakech.
Mi rendo conto che il terzo giorno è il più difficile e devo assolutamente riprendermi un pezzo di quella città che so, esistere. E non perché, davvero, molti la considerano la meta da cui partire o dove arrivare. Standoci è difficile comprenderla ma tutto il caos che confonde, nasconde anche.
E quindi le Tombe lo sono davvero, un segreto, tumulato per più di trecento anni, dimenticato dalla città. Si entra attraverso un passaggio angusto, unico accesso riaperto solo nel 1917, quando delle fotografie aeree ne rivelarono l’esistenza.
La Sala delle Dodici Colonne doveva essere stata sontuosissima, il sultano saadita non aveva di certo badato a spese per la sua sepoltura e per quella dei prìncipi più ricchi mentre non si era speso molto per quella delle altre 170 anime deposte nel giardino, fatta eccezione per sua madre, alla quale riservò il Mausoleo.
Questo cimitero segreto è circondato da alte mura, costruite dal sultano alawita, successore del sultano saadita, per cancellare l’esistenza del predecessore, sia in vita che dopo la morte.
Mi sento imprigionata, scomparsa anche io dal mondo conosciuto mentre sono qui e il silenzio mi invade la testa.
Persone nascoste alla civiltà, al ricordo, a un fiore. O peggio, a chi avrebbe voluto pregare per loro.
Mi fa uno strano effetto quando esco e incontro nei vicoli la vita, persone che sorridono, l’odore delle spezie che si diffonde.
Nonostante il peso sottile di questo luogo, mi sento appagata, le Tombe dei Saaditi mi hanno regalato l’emozione più forte provata a Marrakech.
Scopri gli altri due segreti:
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