A Las Vegas si gioca d’azzardo, si riempiono le slot machine, si beve, si balla, si spende, ci si sposa addirittura. La città del peccato dove “quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas”, fatta di eccessi, colori, musica e megalomania, è la città più grande dello stato del Nevada ed è la terza tappa del mio viaggio on the road. Partiti da Los Angeles siamo migrati verso sud a San Diego al confine con il Messico, per poi risalire leggermente verso Las Vegas che dista circa sei ore di macchina.
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Prima di riuscire a vedere la città con i tuoi occhi, la mente ha sicuramente elaborato una serie di sconcertanti immagini riguardo a Las Vegas, nutrite dalla moltitudine di film che hanno scelto la Sin City come location e dalle leggende trasgressive che aleggiano introno ai suoi casinò.
La città che avevo immaginato era sporca, disordinata, un agglomerato insensato di grandi hotel e casinò, poco attraente agli occhi di una come me che non prova il minimo interesse per il gioco d’azzardo. Complici sono stati i numerosi film a tema “autodistruzione” ambientati qui, fra i tanti la saga Una notte da leoni, lasciando il compito ai vari Ocean’s di riequilibrare il tutto con un tocco di classe.
Effettivamente la città è un insieme di enormi alberghi di lusso e locali, ma si presenta molto più pacata di quanto mi aspettassi. La Sin City con mio grande stupore si è dimostrata una città adatta anche per le famiglie. Offre una grande varietà di eventi, show e attrazioni che riescono ad intrattenere qualsiasi fascia di età. Si può alloggiare in alberghi di lusso anche con poco, soprattutto se si viaggia in gruppo e si prenota con largo anticipo. Il modo di spendere ovviamente non manca considerando che una semplice birra al Caesar Palace costa circa 20 dollari.
La Strip e i suoi alberghi sono l’essenza e la sostanza dell’intera città. Una strada di circa 7 chilometri di alberghi, fontane enormi, locali e casinò, che sprizza tentazioni da tutti i pori. La verità è che la sfavillante Las Vegas non è affascinante solo al calare del sole quando le luci artificiali colorano lo skyline e danno il via alle danze, anche sotto la luce del giorno la città merita uno sguardo perché se ne possono apprezzare i dettagli una volta che le luci accecanti si sono dileguate.
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Una volta qui ci si sente però in dovere di seguire un certo copione che ti farà dire “sì, sono stata a Las Vegas”, nonostante la mia permanenza qui sia stata solo di una notte.
Ho visto il Bellagio che con una eleganza tutta sua e molto kitsch cerca di far rivivere al suo interno l’atmosfera delle ville del Lago di Como. Ho visto i suoi spettacoli di luci e giochi d’acqua, che ogni 30 minuti intrattengono le folle di turisti estasiati dallo zampillio delle colonne d’acqua. Ho giocato e perso un dollaro alle slot machine del Caesar Palace, ed ho visto un amico puntare e vincere e poi perdere alla roulette dell’enorme costruzione in stile “Antico Impero Romano”.
Ho giocato a beer pong nel casinò del Flamingo Hotel, il più vecchio di quelli ancora esistenti sulla Strip. Ho fatto foto con sconosciuti improbabili. Mi sarebbe piaciuto assistere ad uno spettacolo del Cirque du Soleil. Ho attraversato decine di volte i ponti che collegano tutti gli alberghi da una parte all’altra della strada. Mi sono goduta lo skyline dal trentaduesimo piano del Marriott Hotel da cui spuntavano il medioevale Excalibur Hotel and Casino, il Luxor Hotel in stile egiziano, il Mirage e il Venetian.
E no, non mi sono fatta sposare da Elvis Presley!
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