Lo stipite della Porta Alchemica somiglia a una mappa del tesoro ma nessuno ha mai saputo leggerla.
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La Porta Alchemica di Piazza Vittorio, unica delle cinque porte a essere rimasta integra, faceva parte del complesso di Villa Palombara, un salotto molto in voga nella seconda metà del 600, costruito dal Marchese di Pietraforte, Massimiliano di Palombara.
Il Marchese, appassionato di esoterismo e alchimia, amava circondarsi di studiosi del settore e, si narra, che condividesse questa passione con una delle donne più controverse della storia, la Regina Cristina di Svezia, che convertitasi al cattolicesimo fu costretta ad abdicare e a vivere confinata dentro le mura di Roma.
La Regina sarebbe in qualche modo l’artefice della Porta Alchemica perché stimolò e raccolse sotto la propria ala persone come il Marchese di Pietraforte e, studiosi come Giuseppe Francesco Borri, il medico esoterista occupatosi -per conto del Marchese- di fare ricerche e quindi nuove scoperte sulla pietra filosofale.
E qui che la leggenda si divide. Se da una parte c’è questa figura, l’alchimista studioso, che fa esperimenti, scrive formule e poi fugge per sottrarsi all’Inquisizione Papale, dall’altra compare invece un misterioso pellegrino, apparentemente in cerca di un giaciglio dove riposare. Questi tuttavia, sotto l’occhio attento del Marchese, inizia a fare strane manipolazioni con alcune erbe raccolte in giardino e, delirando sulla possibilità di trasformarle in oro, a un tratto scompare come polvere, al di là della Porta.
In entrambi i casi, il Marchese si ritrovò in possesso di pergamene piene di formule, simboli e quanto mai assurde frasi, alle quali era difficile dare una soluzione. Così gli venne l’idea di incidere tutto sullo stipite di pietra della porta e sul muro adiacente, con la speranza che un altro studioso o un altro pellegrino, soffermandosi, potesse riconoscerne la chiave o le chiavi insite.
Una di quelle frasi, la palindroma Si Sedes Non Is, che in un verso vuol dire -se siedi non vai- e nell’altro -se non siedi vai-, è incisa sulla parte bassa della Porta, la stella di David è stata posta in alto mentre tutte le altre contorte voci e indecifrabili segni sono lì, sottratte ai calcoli di qualcuno.
Una porta magica, al pari di un passaggio segreto o di un Gate verso un mondo parallelo, genera sempre grande interesse, soprattutto se fa parte della Roma nascosta e se correlato all’esoterismo e alla pietra filosofale.
La PortaAlchemica è l’unica superstite di quel che è passato per Villa Palombara, di quel leggendario laboratorio che si è consumato nei suoi salotti. Il Rione Esquilino, costruito quando Roma divenne Capitale d’Italia, ha seppellito tutto tranne La Porta Alchemica, sorvegliata, ancora oggi, da due grottesche divinità egizie di età imperiale, anche loro in attesa che un passante risolva gli indovinelli.
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